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Insolvenze commerciali, SOS recupero crediti

di Barbara Weisz

Pubblicato 21 Giugno 2016
Aggiornato 19 Luglio 2016 17:41

Le insolvenze commerciali sono a livelli record e, per la prima volta dalla crisi, in Italia rallentano i miglioramenti: analisi globale e scenari a confronto.

Crediti PA
Insolvenze
 in calo ma, per la prima volta dal 2009, senza miglioramenti significativi: Europa +70% rispetto ai livelli pre-crisi e In Italia il calo soltanto del 2%, meno del previsto (-3%): sono i risultati di uno studio Atradius (assicurazioni sul credito), sui tassi delle insolvenze commerciali nel mondo. Nell’Eurozona, fra i paesi in cui nel 2016 i miglioramenti sono visti più consistenti, Olanda e Spagna, entrambi a quota 10%, seguiti dal Belgio, -5%. Insolvenza in aumento in Grecia, +6%, e Portogallo, +4%.

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Nel resto del mondo, lieve incremento delle insolvenze commerciali (+2%) in Gran Bretagna e Stati Uniti, nel primo caso per una contrazione della domanda dall’estero e incertezze relative al referendum sulla Brexit, nel secondo per una riduzione degli utili nel settore di gas e petrolio, con pressioni al ribasso sui prezzi delle materie prime a livello globale. Il costo delle materie prime impatta negativamente anche su Australia, +6%, Canada, +4%, Nuova Zelanda, +2%.

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Tassi in calo in Giappone, -1%, che fra l’altro è nettamente sotto la media internazionale: qui le insolvenze sono in calo del 60% rispetto ai livelli pre-crisi. Previsti peggioramenti per i Bric (Brasile, Russia, India, Cina), con l’unica eccezione dell’India, che continua a crescere a ritmi intorno al 7% quest’anno e l’anno prossimo, riducendo i rischi di insolvenza.

In definitiva, sintetizza Massimo Mancini, Country Manager di Atradius Italia,

«si prevede un certo rallentamento della crescita economica globale, le cui cause sono riconducibili ai bassi prezzi delle materie prime, alla debolezza cronica delle dinamiche commerciali, a situazioni che interessano i mercati finanziari e le politiche monetarie di molti Paesi. Questi scenari, comunque destinati ad essere riveduti e corretti nel corso dei prossimi mesi, hanno un impatto negativo sui tassi d’insolvenza commerciale e rappresentano una fonte di rischio per il business».