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Vino digitale: aziende italiane online

di Francesca Vinciarelli

22 Marzo 2016 10:38

Aumentano le aziende vinicole italiane online sui social media; bene anche e-commerce e internazionalizzazione: i dati dell’Osservatorio Vino Digitale.

Le aziende vinicole italiane hanno scoperto il digitale, portando il vino sui social media e sui siti di e-commerce. Nel primo caso, infatti, il 78% delle imprese ha pubblicato un proprio profilo Facebook, il 34% su Twitter e il 22% su Instagram. Bene anche i siti web, che ormai coprono il 95% delle aziende, anche se vengono sempre meno scelti dai consumatori come canale preferenziale per la comunicazione o l’acquisto.

L’e-commerce cresce comunque fino a raggiungere quota 77% sul totale, di cui il 32% tramite il sito “istituzionale”, mentre il 68% tramite siti specializzati per la vendita di vino online.

Ad affermarlo sono i risultati dell’Osservatorio Vino Digitale 2015, che quest’anno ha coinvolto migliaia di imprese del settore. Davide Macchia, Amministratore delegato dell’azienda BeSharable che ha condotto lo studio, spiega:

«La rivoluzione del #VinoDigitale è ormai in atto! Molte aziende si stanno avvicinando al web consapevoli delle evoluzioni positive che porta nel settore, sia in termini di visibilità sia per l’incremento del business sui mercati nazionali e internazionali. Tutto sta nell’affidarsi a quelle figure professionali che conoscono il settore e, in generale, le dinamiche del marketing e della comunicazione. È grazie al loro supporto che le aziende possono compiere le scelte strategiche più efficaci».

Chiaramente esistono ancora dei miglioramenti rispetto al modo in cui questo settore comunica sul web e utilizza la rete per incrementare il proprio business in Italia e nei mercati esteri. È infatti sufficiente considerare che più della metà delle aziende ancora non si è dotata di una figura addetta alla comunicazione e utilizza per lo più risorse non specializzate.

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Tuttavia il trend sembra essere promettente, tanto da potersi sbilanciare dall’attuale scenario, che vede solo il 50% delle imprese con un forte dinamismo social e una differente strategia di comunicazione legata anche al Paese di vendita del prodotto.