Futuro dell’euro: Vaciago, Europa a una svolta

di Anna Fabi

Pubblicato 26 Settembre 2011
Aggiornato 5 Dicembre 2011 10:55

PMI.it intervista Giacomo Vaciago sulla crisi dell'Euro e le prospettive economiche per l'Europa: non è più tempo di essere "una barca con 17 capitani", serve una politica comune.

Il futuro dell’Euro? L’Europa è a una svolta: o si va avanti o si torna indietro. E andare avanti significa attuare una politica comune, mentre ora «l’euro è una barca con 17 capitani» che, per di più, fanno fatica a mettersi d’accordo su qualsiasi cosa, e «di sentirli litigare non se ne può più». A parlare è Giacomo Vaciago, docente di Politica Economica ed Economia Monetaria all’Università Cattolica di Milano, economista fra i più noti d’Italia.

Intervistato da PMI.it sul futuro della moneta unica, Vaciago non usa mezzi termini nel criticare il modo in cui l’Europa ha fino ad oggi gestito la crisi del debito: capi di governo che si riuniscono continuamente senza riuscire a trovare misure efficaci, ma che in compenso trovano spesso e volentieri modo di essere rissosi. E che hanno fatto una serie di errori concreti, a partire dalla gestione della crisi greca, paese che “dovrebbero smettere di bastonare”, perchè, facendo il paragone con gli Stati Uniti, «lo scopo della California non è punire il Texas».

Vaciago analizza la situazione partendo da una considerazione: «dalla nascita dell’euro ci si regge sulla capacità dei 17 governi di fare giochi cooperativi in cui ciascuno massimizza il suo tornaconto» ma il problema è che bisogna tenere conto anche «dell’interesse degli altri 16» perchè «senza questo, c’è la moneta comune ma non c’è altro di comune. E’ un tavolo con due gambe che non sta piedi». Sul concetto insiste: noi «non abbiamo un solo governo come a Washington per gli stati americani, noi abbiamo 17 governi che quando tira aria cattiva non funzionano. Qui ciascuno massimizza la sua utilità. Ragionano come marito e moglie, se divorziano alla fine ognuno va per la sua strada».

E allora, «i primi 10 anni sono stati tranquilli, e tutto ha funzionato liscio», ma ora con la crisi i nodi vengono al pettine. E qui inserisce la metafora: il nodo è che «l’euro è una barca con 17 capitani».

Dunque è questo il problema fondamentale?

Di sentirli insultarsi a vicenda non se ne può più. L’euro è una moneta con 17 governi che se va bene si ignorano, ma di solito litigano. Fanno un vertice alla settimana, inutile. Allora, prima se ne vanno ognuno per la sua strada meglio è.

Cosa vuol dire?

Che i benefici dell’euro sono sotto il tavolo, si vedono solo i costi».

E quindi l’Europa che cosa dovrebbe fare?

Perchè i miei studenti lo sanno e i 17 governi no? Io insegno su un testo di un economista, Paul de Grauwe, belga, che spiega i costi e i benefici euro. E il punto è che i benefici devono superare costi, mentre ora i costi superano i benefici. O la smettiamo o se no è meglio che vadano a casa. Cosa serve tenere in piedi una moneta che fa solo danni?

Ma ha ragione la Merkel quando dice che se fallisce l’euro fallisce l’Europa?

Sono stufo di governi che spaventano i cittadini. La smettano, ragionino positivo. La crisi inizia nell’agosto 2007, da novembre 2009 c’è la crisi della zona euro. Certe affermazioni, anche se vere, perchè vai a dirle? Penso anche a “siamo sul Titanic” (una metafora utilizzata nelle scorse settimane dal ministro dell’Economia italiana, Giulio Tremonti, n.d.r.). Ma ti sembra che gli italiani siano più allegri? I governi devono essere utili, e risolvere i problemi.

Nel concreto cosa bisogna fare?

Si aiuta la Grecia a risolvere i suoi problemi, senza bastonarla. Da due anni diamo sberle ai greci: siccome avete avuto in passato un cattivo governo vi picchiamo in eterno. Fra l’altro, ormai il governo è cambiato.

Quindi ha ragione Delors quando dice che l’Europa è stata troppo severa con la Grecia?

Ovvio, un atteggiamento punitivo non ha senso, lo scopo della California non è punire il Texas. Ma che unione è? I governi sono pagati per risovere i problemi, ovvero per ottenere benefici minimizzandone i costi, mentre noi abbiamo i costi senza i benefici. Tutti a casa. Servono governi utili, che non spaventino i propri cittadini e non minaccino gli altri paesi.

Quindi serve una politica economica comune?

Per 10 anni le cose sono andate bene. Sembrava che avessimo risolto tutto. Lo pensavano tutti, salvo gli accademici americani che avvertivano: l’euro è un rischio pericolosissimo, le unioni monetarie falliscono se non diventano politiche, gli Usa senza Washington sarebbero già a casa. Quindi, o si va avanti o si va indietro.

Ma se si va indietro che succede?

Torniamo alle lire. Ma in realtà mai come oggi ci vorrebbe un’Europa unita. Perchè se si torna indietro, in confronto all’America, anche la Germania è piccola. L’Europa se esistesse potrebbe contare da sola, come tale, andare avanti sulla strada dell’integrazione. Quello che succede è colpa della miopia dei governi. Il problema è che se oggi facessimo un referendum tanti europei direbbero: usciamo. Così non abbiamo futuro. Poi però l’Italia con la vecchia lira come conta qualcosa nel mondo?

Quindi conviene rimanere nell’euro…

Conviene rimanere in un euro che non sia sul precipizio. Qui la notte non sai se dormire o no perchè non sai cosa succede quando apre Tokyo o chiude New York. Non si dorme più. Servirebbe un governo europeo. Non solo la moneta. Dov’era il governo tedesco quando le banche si riempivano di carta greca? La colpa l’ha sempre il debitore? E chi ha prestato i soldi? L’altro giorno crollavano le banche francesi. Quando si è nella stessa barca le colpe sono di tutti i marinai.

Ma secondo lei l’Europa comune in questi termini è un’ipotesi realizzabile?

Perchè è cosi strano chiedere di far squadra? La maggioranza della gente che si sposa cerca di andare d’accordo.