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ICE: l’Export resiste alla crisi, bene le PMI

di Barbara Weisz

Pubblicato 17 Luglio 2013
Aggiornato 25 Giugno 2014 23:18

Aumenta il numero di PMI sotto i 50 dipendenti che esportano, per l'internazionalizzazione sono cruciali ricerca e sviluppo: il report ICE con i principali mercati di esportazione.
Rapporto ICE: le PMI trainano l’Export

PMI protagoniste della ripresa delle esportazioni italiane nel biennio 2011-2012,come emerge dall rapporto ICEL’Italia nell’economia internazionale“. In aumento sia le imprese esportatrici – (+1% circa) – sia le vendite oltreconfine (+3,7% nel 2012). L’Import scende invece del 5,7% e il saldo commericale 2012 è positivo per 11 miliardi di euro.

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Mentre nella prima fase della crisi (2008-2009) le esportazioni avevano risentito della congiuntura negativa evidenziando una flessione, gli anni seguenti (la fase della crisi del debito) hanno visto la tenuta dell’Export , segno forse di una maggior robustezza del tessuto imprenditoriale. Senza però dimenticare l’importanza dell’indebolimento della moneta, fattore tradizionalmente positivo per chi esporta.

PMI forti nell’Export

In questo scenario, registrano buone performance le piccole imprese, che probabilmente grazie al deprezzamento dell’Euro sono riuscite ad affacciarsi con successo sul mercato internazionale. Anche qui, nel 2008-2009 era successo il contrario (il calo dell’Export era stato più accentuato sotto i 50 dipendentimentre nel 2011-2012 è successo il contrario).

La quota italiana di imprese esportatrici resta però inferiore alla media europea, soprattutto nel settore dei servizi. E il peso delle piccole imprese scende invece nell’industria manifatturiera rispetto agli altri settori. Il report evidenzia come entrambi questi problemi potrebbero essere affrontati più facilmente incentivando lo sviluppo di intermediari commerciali specializzati.

Altri elementi che emergono:

  • Le imprese esportatrici hanno una produttività maggiore rispetto a quelle che operano esclusivamente sul mercato interno.
  • E’ cruciale lo sviluppo di ricerca, innovazione e internazionalizzazione: le imprese più virtuose sotto questi profili presentano una crescita del fatturato superiore alla media, in tutte le classi dimensionali.
    La competitvità sui mercati esteri, anche delle PMI, è legata ai processi di delocalizzazione di parte della produzione, passaggio che deve avvenire con occhio a due priorità: costo del lavoro per unità di prodotto e accesso alle nuove tecnologie.

Mercati verso cui esportare

I principali mercati di destinazione per le merci italiane? I primi tre sono Germania, Francia e Stati Uniti, seguiti da Svizzera, Regno Unito, Spagna, Turchia. Come si vede, con l’eccezione degli Usa, si resta all’interno dei confini del Vecchio Continente, anche se non necessariamente della Ue. La Cina è il 12esimo mercato di sblocco, il Giappone il 15esimo, seguito da Emirati Arabi Uniti, Brasile e Honk Kong.

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Scorrendo sempre la top 20 dell’export (che in generale presenta poche variazioni rispetto al 2011), fra i paesi dell’Est Europa ci sono Russia nona, Polonia 11esima, Romania 14esima, Repubblica ceca 19esima.

Per quanto riguarda le importazioni, in Italia arrivano soprattutto merci da Germania, Francia e Cina: qui la top 20 è meno europea e più internazionale, comprendendo anche (oltre agli Usa, al nono posto) Libia, ottava (con una forte ascesa rispetto al 23esimo posto del 2011), Algeria, 12esima, Arabia Saudita, 14esima, Azerbaigian, 13esima, Kazakistan, 19esimo (ha scalato dieci posizioni dal 29esimo posto del 2011).

Ice 2012-2013