Export, innovazione, qualità: PMI italiane virtuose

di Carlo Lavalle

Pubblicato 5 Maggio 2015
Aggiornato 6 Maggio 2015 14:19

La leadership europea delle PMI italiane nello sviluppo dell’export contro la crisi, nell’innovazione e nella produzione Made in Italy di qualità.

Le piccole e medie imprese in Italia rappresentano un fattore di crescita e innovazione, dando impulso allo sviluppo dell’export e contribuendo alla trasformazione ambientale dell’attività produttiva. Queste le conclusioni del rapporto “Le PMI e la sfida della qualità”di Cna e Fondazione Symbola, che promuove le nostre PMI e le reputa in grado di reagire alla crisi e vincere la sfida della competizione su scala europea e globale.

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Export

Secondo i dati, tra le imprese manifatturiere esportatrici italiane (88.952) quelle sotto i 50 addetti sono l’89,9% e, grazie alla loro vitalità, costituiscono un volano per l’export nazionale.Le PMI nazionali rappresentano il 25,3% delle imprese esportatrici in Europa. La Germania ne ha il 14,5%, la Francia il 7,8%, la Gran Bretagna il 6,9% mentre per la Spagna il 6,1%. Anche considerando solo le micro-imprese sotto i 10 addetti, l’Italia mostra dati nettamente superiori.

Valore aggiunto

Questo dinamismo significa anche capacità di generare valore aggiunto ai massimi livelli, per il quale l’Italia è leader in Europa. Il contributo delle nostre PMI (77,3 mld di euro) è il più alto tra i paesi UE con il 22,1%, mentre la Germania arriva al 18,5% (64,8 mld), la Francia al 13,3% (46,5 mld), la Gran Bretagna all’11,1% (38,7 mld) e la Spagna all’8,9% (31,1 mld). Esempio del primato delle PMI italiane sono le filiere territoriali di Brescia e Bergamo, le prime due province manifatturiere d’Europa (per valore assoluto), addirittura davanti alla tedesca Wolfsburg, che ospita il cuore della Volkswagen.

Qualità

Anche sul piano della qualità l’Italia primeggia. Dopo l’avvento dell’Euro, i valori medi dei nostri prodotti sono cresciuti del 39%, il che vuol dire un premio di prezzo riconosciuto dal mercato. Secondo il dossier, l’Italia può vantare nell’Unione Europea il maggior numero di prodotti con il più alto valore medio unitario al mondo: 255 contro 196 della Germania, 193 della Francia e 188 della Gran Bretagna.

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Made in Italy

Sono tanti i settori in cui la qualità del Made in Italy è superiore a tutti gli altri: agroalimentare (che domina il mercato con prodotti quali pasta, pomodori, aceto, olio, fagioli o ciliegie) ma anche meccanica, mobili, calzature e design. E inoltre: motocicli, parti di casse di orologi, elicotteri, borse, giacche a vento, guanti e portafogli, così come funghi conservati, pneumatici per bici, carta da riciclare, cinghie di trasmissione e pannelli di legno, pianoforti a coda e violini, fresatrici per metalli e vitamine, macchine da scrivere, vasche da bagno in ghisa e bastoni per golf.

Innovazione e sostenibilità

Uno degli aspetti più interessanti è la forte attitudine all’innovazione delle PMI. Grazie alle piccole e medie imprese, l’Italia è seconda solo alla Germania per numero di aziende (65.481) che hanno introdotto negli ultimi tre anni innovazioni di processo e di prodotto. Nella stragrande maggioranza dei casi (80%) si tratta di imprese con meno di 50 addetti. In altri termini, dimensione aziendale ridotta e innovazione possono coniugarsi: questo, stando al rapporto, sarebbe particolarmente vero in campo ambientale. Infatti, le nostre PMI guidano il processo di riconversione ecologica del sistema produttivo e occupazionale europeo immettendo nell’atmosfera meno CO2 e producendo meno rifiuti di Germania, Gran Bretagna e Francia. D’altro canto, l’Italia brilla per occupazione verde con il 51% delle PMI che vanta almeno un “green job” contro il 37% della Gran Bretagna, il 32% della Francia e il 29% della Germania.

Creatività

La creatività rappresenta “uno dei motori della competitività delle nostre imprese”. A riprova, si cita il numero di brevetti comunitari di design. Dopo la Germania, l’Italia è il paese che fa meglio con una partecipazione ad alti livelli in 22 classi. Del resto, molte PMI si avvalgono del contributo di professionalità collegato al mondo della creatività.

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Cultura e turismo

I settori cultura e turismo rappresentano altri punti di forza: al primo appartengono 443.458 aziende, il 7,3% del totale nazionale, di cui il 96.4% con meno di 10 addetti. Alla cultura l’Italia deve 80 miliardi di euro, ossia il 5,7% della ricchezza prodotta, con 1 milione e 394mila addetti. Nel complesso, si può ascrivere al settore il 15,3% del valore aggiunto nazionale.

Per quanto riguarda il turismo, l’Italia eccelle in ambito UE, essendo il paese primo in classifica dell’Eurozona per numero di pernottamenti di turisti extra-UE, con 56 milioni di notti nel 2013 (+13 milioni rispetto alla Spagna).

Secondo Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola e Daniele Vaccarino, Presidente CNA, la ripresa delle PMI italiane delinea un modello di sviluppo economico e sociale cui bisogna guardare con più attenzione e valorizzare perché incentrato sulla qualità e proiettato nel futuro. Le artefici di questo processo vanno additate come esempi e sostenute:

«Vanno rimossi gli ostacoli che le frenano per far sì che le storie di successo individuali – e potremmo citarne davvero tante – diventino il successo di un intero sistema produttivo. Il successo di un Paese.»

Per approfondimenti: Cna-Fondazione Symbola – Le PMI e la sfida della qualità.