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Il Supply Chain Finance per il credito delle PMI

di Anna Fabi

Pubblicato 26 Marzo 2015
Aggiornato 27 Marzo 2015 09:56

Dal Supply Chain Finance strumenti alternativi a credito tradizionale, come anticipo fatture e factoring, Dynamic Discount, Invoice Auction, Reverse Factoring Evoluto.

Ci sono 509 operatori finanziari, banche e non solo, che forniscono servizi di Supply Chain Finance, soluzioni che permettono anche alle PMI di avvicinarsi a soluzioni innovative, alternative al credito tradizionale, gestendo in modo più rapido e in numero superiore, clienti, documenti e informazioni per attivare finanziamenti e migliorare la sensibilità sul rischio. Sono le principali caratteristiche del mercato italiano di Supply Chain Finance, che muove i primi passi basandosi su servizi di finanziamento ancora molto tradizionali, come l’anticipo fatture e il factoring, mentre faticano a farsi strada soluzioni più innovative, come il Dynamic Discount, l’Invoice Auction e il Reverse Factoring Evoluto.

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Il punto è stato fatto durante il convegno “Diamo credito alle Supply Chain!” presso l’Auditorium di Assolombarda a cui ha partecipato, tra gli altri, Michiel Steeman – Chair of the International Supply Chain Finance Community – e durante il quale è stata presentata la ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano.

Mercato italiano

Vediamo innanzitutto come si caratterizza l’offerta sul mercato italiano: ci sono 509 fornitori attivi di Supply Chain Finance, il 90% dei quali è di matrice o casa madre italiana, mentre il restate 10% è rappresentato da soggetti internazionali. Il 93% del mercato è rappresentato da banche e intermediari finanziari, mentre c’è un 7% di attori focalizzati sull’ottimizzazione digitale delle relazioni B2B, da “pure player Supply Chain Finance” (operatori puri di Supply Chain Finance) o da operatori “Logistics-to-Finance“. Questa composizione di tipologie di fornitori influenza i servizi offerti sul mercato, che nell’85% dei casi sono di carattere finanziario con impatto su crediti e debiti di matrice trazionale (come, appunto, l’anticipo fatture o il factoring).

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C’è comunque un 8% di servizi innovativi. Esempi:

  • il Dynamic Discount: il cliente, attraverso una piattaforma IT, propone al fornitore un pagamento anticipato in cambio di uno sconto sul valore nominale della fattura proporzionale ai giorni di anticipo;
  • l’Invoice Auction: aste per aprire a terzi il finanziamento delle fatture emesse, una sorta di anticipo fattura in cui finanziatori diversi offrono valori crescenti per aggiudicarsi l’incasso di quella fattura, anticipando al fornitore quanto promesso in asta;
  • il Reverse Factoring Evoluto: sfrutta la Fatturazione Elettronica e le piattaforme cloud per un anticipo fatture flessibile riducendo rischi e costi dell’operazione.

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Il restante 4% è rappresentato da offerte per l’ottimizzazione delle scorte attraverso relazioni collaborative nelle Supply Chain.

Federico Caniato, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Supply Chain Finance, ha così commentato i risultati:

«I modelli più interessanti, innovativi e di impatto sulle relazioni di Supply Chain si presentano ancora a un livello embrionale. Fa ben sperare però l’aumento della diffusione del Reverse Factoring in Italia che, come misurato da Assifact, è cresciuto in modo prepotente nella seconda metà del 2014. Ed è interessante quanto sta accadendo tra gli intermediari finanziari che, sebbene ancora in percentuale limitata, affiancano ai servizi finanziari tradizionali quelli più innovativi».

Stefano Ronchi, Co-Responsabile scientifico dell’Osservatorio Supply Chain Finance, aggiunge:

«Il Supply Chain Finance, offre opportunità alle grandi imprese per sviluppare nuove strategie di filiera, alle PMI per supportare la crescita di eccellenze produttive, alle istituzioni finanziarie per tornare a svolgere il ruolo di promotore dello sviluppo e ai provider B2B per valorizzare il patrimonio delle informazioni che gestiscono, stimolando nel contempo l’innovazione digitale nelle relazioni di business».

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Merito creditizio

La Supply Chain offre anche nuovi strumenti per valutare il merito creditizio, in un panorama di mercato che presenta ancora diverse debolezze che frenano l’accesso al credito: eccessivo peso a dati quantitativi di bilancio, componente qualitativa carente, debole e poco rappresentativa,  valutazione dei dati di andamento limitata alla singola parte delle relazioni che definiscono lo stato di salute di un’organizzazione, ovvero quella delle banche. Secondo Paolo Catti, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance:

«C’è l’esigenza di riuscire a delineare un modello migliorativo per la valutazione del merito creditizio, che includa, oltre alle informazioni già attualmente valutate dagli istituti di credito, anche tipiche variabili operative di Supply Chain», inquadrando «la singola impresa all’interno della sua filiera, esaminando le relazioni in essere e come si sviluppano nel tempo. Intercettare questa mole di dati strutturati potrebbe favorire l’accesso al credito a condizioni più consapevoli e quindi più interessanti per le imprese, limitando il costo operativo per gli intermediari finanziari».