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Accesso al Credito: la Riforma delle Banche

di Noemi Ricci

21 Gennaio 2015 11:06

Approvata dal CdM la Riforma delle banche che comporta la trasformazione di 10 Banche Popolari in Spa: dettagli e reazioni.

È stata approvata dal Consiglio dei Ministri del 20 gennaio la Riforma delle banche, o meglio del il testo che reca “disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti”, in parallelo al varo delle misure a sostegno degli investimenti, il cosiddetto “Investment Compact”.

Trasformazione in Spa

Il Governo ha quindi approvato la trasformazione di dieci banche popolari di maggiori dimensioni, con attivi sopra 8 miliardi di euro, che nella maggioranza sono anche società quotate in borsa, in società per azioni (Spa):

«Le altre, se lo vorranno potranno rimanere così», spiega il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

La finalità dell’intervento, si legge nella nota stampa di Palazzo Chigi:

  «È di garantire che la liquidità disponibile si trasformi in credito alle imprese e alle famiglie favorire la disponibilità di servizi migliori e prezzi più contenuti».

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Banche popolari

Le dieci banche popolari italiane interessate dalla riforma, sono: Banco Popolare, Ubi, Bper, Bpm, Popolare di Vincenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese, Popolare Etruria e Lazio, Popolare di Bari.

Voto capitario

Per queste viene inoltre abolito il voto capitario (dovrà essere superato entro 18 mesi), che prevede un voto per ciascun componente al di là della quantità di azioni possedute. Un cambiamento ampiamente contestato, perché per molti rischia di snaturare una parte significativa del sistema bancario italiano. Il sistema “una testa un voto” ha finora consentito alle banche popolari di restare piccole e autonome. La novità potrebbe generare effetti anche per quanto concerne il credito alle PMI, anche se oer Renzi però:

«Non si tratta di danneggiare la storia dei piccoli istituti ma far sì che le banche sul territorio siano all’altezza delle sfide europee e mondiali».

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Banche di credito cooperativo

Da tale riorganizzazione del settore del credito, che si pone come obiettivo quello di rafforzare la struttura del credito in Italia e adeguarlo allo scenario europeo, sono escluse le Banche di credito cooperativo, come spiegato dal premier, Matteo Renzi, il quale ha dichiarato:

«Abbiamo troppi banchieri ma facciamo poco credito, bisogna aprirsi ai mercati e all’innovazione. Il nostro sistema bancario è solido sano e serio ma deve cambiare».

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Reazioni

La Riforma delle banche popolari non ha trovato, però, il favore delle Associazioni dei commercianti e delle piccole imprese:

«Il sillogismo grande banca-grande credito non sembra aver funzionato. Gli imprenditori non registrano miglioramenti nell’accesso al credito con gli istituti di grandi dimensioni. Al contrario, il localismo bancario ha contribuito allo sviluppo del sistema produttivo italiano rappresentato per il 95% da piccole imprese. È il modello di sviluppo fatto di intreccio dell’economia con il territorio, idoneo a reggere la sfida dell’economia globale. Per questo siamo contrari alle ipotesi di riforma delle banche popolari all’attenzione del Governo.

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A dirlo è il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, secondo il quale:

«Il modello dell’economia globalizzata va coniugato con i sistemi di economie locali che hanno fatto la storia e il successo del Made in Italy».

(Fonte: Comunicato Stampa del Governo)