Previdenza, pochi investimenti in economia reale

di Barbara Weisz

5 Settembre 2017 19:38

Previdenza, il mercato degli istituzionali investe poco nell'economia reale, la proposta è di stimolare l'accesso al credito delle PMI che versano il TFR ai fondi pensione.

Gli investitori istituzionali italiani gestiscono un patrimonio di 227,61 miliardi di euro, in leggera crescita pur davanti al calo del numero di soggetti che operano nel mercato della previdenza in Italia, sommando anche le risorse dei fondi pensione aperti, dei PIP (piano pensionistici individuali) e delle compagnie di assicurazione sfiorano gli 800 miliardi, quindi il 48% del pil, ma investono poco nell’economia reale: sono i principali dati che emergono da Report annuale del Centro Studi di Ricerche Itinerari Previdenziali dedicato a “Investitori Istituzionali Italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2016“.

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I dati precisi di mercato: gli investitori istituzionali sono 438 (in crescita di 10 unità dal 2015 al 2016), a cui si aggiungono 121 fondi pensione aperti e Pip. Il patrimonio che gestiscono è costantemente aumentato negli anni, passando dai 404,11 miliardi di euro del 2004 agli attuali 792,67 miliardi, che come detto corrispondono al 48% del pil nazionale. Aumentano gli iscritti ai fondi complementari, +7,6% nel 2016, mentre i rendimenti sono sostanzialmente stabili, o in calo, restando comunque al di sopra dei parametri obiettivo (costituiti da inflazione, media quinquennale del pil, e TFR. Nel primo semestre 2017 prosegue la discesa, e alcuni fondi performano meno dei parametri obiettivo (ipotizzando un’inflazione 2017 all’1,3%, il rendimento del TFR sarebbe a +2,475%, superiore alla media dei titoli a 10 anni, un livello che il report definisce complicato da superare.

Uno dei dati più interessanti, anche in vista della prossima manovra economica e degli eventuali incentivi che potrebbe contenere, riguarda gli scarsi investimenti degli investitori istituzionali nell’economia reale (azioni italiane, obbligazioni corporate, titoli italiani negli Oicr, organismi di investimento collettivo del risparmio, componente italiana FIA, fondi di investimento alternativi). Sono consistenti solo quelli delle Fondazioni bancarie, al 52,5% del totale attivo, seguite dalle casse privatizzate dei liberi professionisti, al 15,3%. Per il resto, le cifre sono molto modeste: da parte dei fondi negoziali e preesistenti, rispettivamente al 2,5 e 2,3%.

Alberto Brambilla, presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, avanza una proposta che riguarda il TFR, trattamento di fine rapporto: si tratta di soldi che escono dalle PMI e vanno verso il mercato della previdenza complementare, e non rientrano, mentre dall’altra parte abbiamo un sistema bancario che non concede molti finanziamenti (pur essendo migliorata la situazione negli ultimi tempi).

L’idea è quella di ripristinare il Fondo di Garanzia per agevolare l’accesso al credito delle aziende che conferiscono il TFR ai fondi pensione, magari anche solo per le aziende con meno di 15 dipendenti: significa liberare circa 8-9 miliardi di liquidità per le imprese. In generale, Brambilla pensa a una politica di incentivazione fiscale sui rendimenti dei patrimoni di fondi e casse previdenziali, semplificando le normative sul credito d’imposta, e alla creazione di qualche veicolo di investimento che, anziché sull’Europa, orienti sull’Italia.

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Per quanto riguarda l’andamento dei fondi pensione, Vincenzo Galasso, consigliere economico della presidenza del Consiglio, sottolinea che la Legge di Stabilità 2017 ha già previsto incentivi fiscali sugli investimenti nel lungo periodo dei fondi pensione. Una norma che fino ad ora non ha suscitato grande interesse, forse anche per un problema di complessità burocratica (sottolineato dai rappresentanti delle casse previdenziali dei professionisti).

Il problema, spiega Galasso, è che il legislatore deve fare una scelta: possiamo scrivere leggi dettagliate, che taglino fuori la burocrazia, eliminando il più possibile la discrezionalità dell’amministrazione. Ma questo crea rigidità. Oppure facciamo leggi che lasciano ampio margine all’amministrazione. Il rappresentante dell’esecutivo sottolinea infine che nel ddl concorrenza è previsto un tavolo di consultazione che ha fra le finalità quella di incentivare l’attività dei fondi pensione: un’opportunità importante per migliorare la situazione, anche riducendo i costi di gestione, e portare più efficienza nel sistema.

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