Banche Venete, il destino dei risparmiatori

di Barbara Weisz

27 Giugno 2017 12:48

Salvataggio banche venete: correntisti tutelati, obbligazionisti risarciti in un secondo momento ma gli azionisti perdono il capitale.

I correntisti non perdono nulla, così come non corrono rischi coloro che hanno prestiti e mutui in corso: il decreto del Governo per salvare Veneto Banca e Popolare di Vicenza – che in parole semplici prevede l’acquisto delle attività sana dei due istituti di credito da parte di Banca Intesa, con lo Stato che si fa invece carico delle bad bank – tutela completamente queste categorie di risparmiatori. Ci rimetteranno, invece, come sempre succede in questi casi, coloro che aveva acquistati i bond subordinati: in realtà, per gli investitori retail è previsto un rimborso al 100% ma in un momento successivo, mentre al ora il valore degli investimenti è azzerato. Perdono il capitale investito obbligazionisti istituzionali e azionisti.

=> Le 100 banche più a rischio

Salvataggio banche venete

Il meccanismo metto a punto per il salvataggio delle due banche venete, comunque, tutela tutti i soggetti privati coinvolti, di fatto l’operazione è finanziata con soldi pubblici. I 2 milioni di clienti di Veneto Banca e PopVicenza, fra cui ci sono 200mila imprese, non perderanno nulla. Per dirla in termini tecnici, niente bail-in (salvataggio a carico degli investitori privati), ma un’operazione diversa, con un forte intervento pubblico, resa possibile anche dal via libera di Bce e commissione UE.

La Banca Centrale Europea ha stabilito che le due banche non sono abbastanza grandi da provocare, in caso di fallimento, conseguenze sistemiche, senza rendere quindi necessario il ricorso alla procedura europea BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), che prevede appunto il bail in. Bruxelles ha a sua volta aperto alla possibilità di applicare la sola legge italiana, anche in considerazione dell’esigenza di sostenere l’economia di un distretto importante come il Veneto.

=> Bail-in e confisca conto, cosa sapere

Molto brevemente, l’operazione di salvataggio prevede aiuti di stato per 4,785 miliardi di euro, a cui si aggiungono le garanzie sugli impegni delle banche in liquidazione, per un ammontare massimo di circa 12 miliardi di euro. Le due banche venete sono sottoposte a liquidazione coatta amministrativa, i commissari possono cederle a un soggetto «selezionato sulla base di una procedura aperta, concorrenziale, non discriminatoria di selezione dell’offerta di acquisto più conveniente», si legge nel comunicato del Governo. L’acquirente, come detto, è Banca Intesa, che sottolinea come il closing dell’operazione sia condizionato alla conversione in legge del decreto di salvataggio.

Investitori privati

Come detto, alla fine tutti i piccoli investitori privati e i risparmiatori saranno tutelati, ma con meccanismi diversi.

  • Per correntisti e clienti della banca il passaggio non comporta nessuna perdita, neanche temporanea, perché la continuità dell’attività viene pienamente garantita.
  • Gli obbligazionisti che invece hanno acquistato bond junior, i più rischiosi, per il momento hanno perso l’investimento. E’ previsto un rimborso all’80% da parte dello Stato (a carico del Fondo interbancario di tutela dei depositanti) e per il restate 20% da parte di Intesa Sanpaolo. Ci sono una serie di paletti: i bond devono essere stati acquistati entro il 12 giugno 2014, direttamente dalle due emittenti. verranno risarcite persone fisiche, imprenditori individuali, imprenditori agricoli e coltivatori diretti o successori mortis causa.
  • Nessun rimborso, invece, per gli investitori istituzionali (obbligazionisti). Perdono l’investimento anche gli azionisti delle due banche, in pratica il Fondo Atlante, che è partecipato da banche e assicurazioni, e i piccoli soci.