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Legge di Stabilità 2015: metà TFR in busta paga

di Noemi Ricci

Pubblicato 25 Settembre 2014
Aggiornato 2 Ottobre 2014 09:47

Metà del TFR in busta paga per i prossimi 3 anni, è la misura allo studio del Governo per la Legge di Stabilità 2015: ecco cosa cambia per le PMI.

La Legge di Stabilità 2015 potrebbe introdurre novità in tema di Trattamento di Fine Rapporto (TFR): nelle buste paga dei dipendenti verrebbe versata annualmente metà liquidazione, per un periodo variabile da 1 a 3 anni. Si tratta di una misura attualmente allo studio del Governo, che ha come obiettivo quello di aiutare i lavoratori in questo momento di difficile congiuntura economica e di sostenere indirettamente le attività produttive rilanciando i consumi; in più lo Stato potrebbe recuperare maggiori risorse con l’aumento degli incassi IVA.

=> Trattamento Fine Rapporto (TFR): novità e istruzioni

Un’iniziativa che prosegue la linea definita dall’Esecutivo di Renzi con la stabilizzazione del bonus di 80 euro in busta paga e la riduzione dell’IRAP. Scettico però il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi:

«Bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese».

TFR in busta paga

La Legge di Stabilità 2015, lo ricordiamo, dovrebbe essere varata entro il prossimo 10 ottobre. Se la misura venisse confermata, invece di aspettare il termine del rapporto di lavoro i dipendenti vedrebbero accreditata insieme allo stipendio anche il 50% del TFR maturato e accantonato mensilmente dal datore di lavoro; l’altra metà rimarrebbe a disposizione delle imprese. Le somme potrebbero essere erogate in un’unica soluzione annuale per almeno un anno, ma più probabilmente la misura verrebbe attuata per due o tre anni.

TFR

Considerando tutti i lavoratori dipendenti, il  TFR vale ogni anno 25-26 miliardi di euro. Il suo ammontare è dato dalla retribuzione annua divisa per il coefficiente 13,5. In pratica, ogni anno il datore di lavoro accantona circa un mese di retribuzione.

=> Calcolo TFR: guida pratica

La normativa attuale prevede che i lavoratori passano chiedere un’anticipo sul TFR fino al 70% della quota maturata, una sola volta nell’arco del rapporto di lavoro e non prima che siano passati 8 anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro. A meno che non venga richiesta l’anticipazione, la liquidazione viene pagata al dipendente nel momento in cui termina il rapporto di lavoro, in un’unica soluzione, pari al 6,91% della retribuzione maturata nel periodo.

=> Calcolo TFR: accantonamento e anticipi

La somma accantonata nel TFR viene rivalutata (esclusa la quota maturata nell’anno) sulla base di un tasso costituito dall’1,5% in misura fissa più il 75% dell’aumento dell’indice Istat dei prezzi al consumo rilevato a dicembre dell’anno precedente. Con la nuova norma, che ricordiamo dovrebbe essere solo temporanea, il lavoratore potrebbe scegliere di avere subito una quota del TFR a disposizione per le proprie spese.

Cosa cambia per le imprese

La legge prevede che il lavoratore possa scegliere di mantenere il TFR in azienda, come liquidazione da incassare alla fine del rapporto di lavoro, oppure utilizzarlo per costruire una pensione integrativa. Nel caso in cui venga lasciato in azienda, il TFR viene gestito dal datore di lavoro se impiega meno di 50 dipendenti, altrimenti viene versato al fondo tesoreria presso l’INPS. Dunque, per le imprese più piccole la misura che potrebbe essere contenuta nella Legge di Stabilità 2015 cambierebbe le cose togliendo loro una preziosa fonte di finanziamento. Proprio per questo Giorgio Squinzi ha manifestato le proprie perplessità:

«Resta da sciogliere il nodo delle compensazioni alle aziende».