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Riforma del Lavoro in Parlamento: legge in tempi brevi, possibile fiducia

di Francesca Vinciarelli

6 Aprile 2012 14:20

La riforma del lavoro passa al Parlamento: Fornero chiede tempi brevi per la conversione in legge e Monti risponde alle aziende insoddisfatte su articolo18 e licenziamenti spiegando che il reintegro sarà limitato ai casi estremi, ma all'orizzonte si profila un voto di fiducia.

La riforma del lavoro passa al Parlamento, dopo il via libera del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha esaminato il testo del Ddl “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita” presentato dal premier Mario Monti e il ministro del Lavoro Elsa Fornero.

Ora l’obiettivo è di farla diventare legge in tempi brevi, e per riuscirci non è escluso che il Governo ponga la fiducia al disegno di legge.

Il testo integrale del Ddl finale di Riforma del Lavoro

Il punto è che Monti probabilmente non aveva previsto una risposta negativa fino a tal punto da parte del mondo delle imprese, compresa Confindustria. Dopo aver placato i sindacati, dunque, l’iter parlamentare si prospetterebbe arduo e in salita, considerate le diverse bocciature. La fiducia potrebbe sveltire la conversione in legge.

«Spero che la riforma del mercato del lavoro sia approvata presto dal Parlamento e magari anche migliorata» ha comunque dichiarato Fornero ribadendo ancora una volta che «il Parlamento è sovrano e potrà intervenire magari anche con miglioramenti».

Quel che è certo è che il Governo mantiene salda la sua linea e difende la propria riforma del lavoro, cercando di placare gli animi e rassicurare le imprese su alcuni passaggi chiave della nuova normativa sull’articolo 18. In particolare il premier afferma che il reintegro disposto dal giudice del lavoratore licenziato per motivi economici sarà limitato esclusivamente a «fattispecie molto estreme e improbabili».

Una soluzione parziale per calmare le imprese, che contestavano la nuova disciplina per i licenziamenti. Il premier Monti prosegue nelle sue risposte: «Le imprese sono insoddisfatte, avrebbero voluto la sparizione complessiva della parola reintegro dal panorama. Credo che col tempo e con un giudizio più meditato costateranno che la permanenza di questa parola è riferita a fattispecie molto estreme e i improbabili».

Secondo il presidente del Consiglio, infatti, la riforma del lavoro è uno dei «passi vitali, necessari verso un’Italia più moderna», anche se «difficile da capire e da spiegare».

Completamente in disaccordo è il capo del Idv, Antonio Di Pietro, che accusa tra l’altro il Governo circa i suicidi e gli altri fatti di cronaca degli ultimi giorni: «il paese sta vivendo una realtà diversa da quella descritta dal governo Monti e dall’informazione di regime».

Tanto più che, anche dal mondo delle imprese, si continua a lamentare il fatto che la riforma abbia ignorato i veri problemi:  la riforma del lavoro, infatti, incrementa i costi del lavoro andando a penalizzare le prospettive di investimento e di nuova occupazione.

Positivo invece il parere della Commissione UE, che in una nota scrive: «il Governo italiano sta dimostrando forte determinazione e impegno per affrontare la doppia sfida di consolidamento dei conti e crescita, i progressi fatti finora sono straordinari, e cruciale è ora l’adozione da parte del Parlamento della riforma del lavoro attesa da tanto».