Tratto dallo speciale:

Posto fisso, licenziamenti e articolo 18: il Governo va avanti

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 6 Febbraio 2012
Aggiornato 8 Febbraio 2012 09:07

La riforma del lavoro torna ad incendiare gli animi: nuovi scontri su posto fisso, licenziamenti e articolo 18 tra Governo e sindacati, che mostrano posizioni differenti.

Sulla riforma del lavoro, dopo i primi segnali di apertura al dialogo, Governo e parti sociali tornano a scontrarsi: oggetto del contendere sono in particolare posto fisso, licenziamenti e articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, su cui il ministro del Welfare Elsa Fornero e il capo del Governo Mario Monti non sembrano propensi a desistere.

Gli animi sono tornati ad infuocarsi soprattutto dopo le dichiarazioni di Monti sulla “monotonia” dei contratti a tempo indeterminato e sulla convinzione che «i giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita».

Il Governo mostra di voler accelerare sulla riforma del lavoro, polemiche a parte: «Non si può tergiversare» ed è necessario che imprese, lavoratori e parti sociali capiscano che il mondo del lavoro sta cambiando e «noi Italiani dobbiamo fare un salto», ha aggiunto Elsa Fornero.

Stessa linea di pensiero anche per il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri: «noi Italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà».

Articolo 18

Temendo che tanto realismo influenzi negativamente il riassetto delle tutele per i lavoratori, Cgil, Cisl e Uil hanno perciò chiesto ancora una volta delle revisioni allo scenario normativo che si sta delineando – tutti all’insegna della flessibilità – temendo che il Governo voglia fare da solo non solo per quanto riguarda l’articolo 18 ma anche per la riforma del sistema dei licenziamenti nelle aziende con più di 15 dipendenti (puntando magari allo strumento della mobilità individuale). Richieste di revisione dei programmi, dunque, ma con posizioni differenti a seconda della sigla sindacale.

Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, per esempio, incalza il Governo per quanto riguarda l’eventuale «manutenzione dell’articolo 18 intesa come diminuzione della sua efficacia» che ritiene non giusta «e nemmeno necessaria. La cosa che ci preoccupa più di tutte è l’idea che da un confronto sul mercato del lavoro e sul tema fondamentale del dualismo del mercato del lavoro e della precarietà si è passati a una discussione su come indebolire le tutele dei lavoratori».

Più aperta la visione del segretario generale della Cisl, Rafaele Bonanni, che ritiene l’articolo 18 «importante per tutelare le persone dagli abusi e dalle discriminazioni che ancora ci sono sul lavoro. Dunque va mantenuto. Ma c’è bisogno di una robusta manutenzione e alcune inefficienze possiamo anche revisionarle».

Anche il leader Uil, Luigi Angeletti, si dichiara «disposto a dire sì a una legge che dica esplicitamente, fatte salve le ragioni discriminatorie, quando il licenziamento è consentito per motivi economici».

 

Dialogo Governo – parti sociali

Elsa Fornero ha provato a rassicurare tutti affermando che «è in corso un dialogo con le parti sociali» e che «ciò vuol dire che non è tutto deciso, ma vogliamo ascoltare».

Quanto al posto fisso per Fornero è necessario «spalmare le tutele su tutti, non promettere il posto fisso che non si può dare. Questo vuol dire fare promesse facili, dare illusioni».

Mentre sul tema del licenziamento ha precisato che la volontà del Governo non è di dare alle imprese la possibilità di licenziare, ma di far sì che «chi è stato licenziato sia aiutato dalle istituzioni e dall’azienda a trovare in tempi ragionevoli una nuova occupazione».

A difendere il Governo anche il ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera: «c’è un tavolo aperto che ancora non ha raggiunto alcuna conclusione» e «tutti i temi di questo tavolo che hanno a che fare con il contratto, con la flessibilità in entrata o in uscita, con gli ammortizzatori sociali e i servizi all’occupazione: sono capitoli di un unico piano che deve essere rivisto».