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Opzione Donna Scuola: domande entro febbraio

di Barbara Weisz

Pubblicato 20 Febbraio 2017
Aggiornato 8 Marzo 2017 09:54

Le dipendenti della Scuola che intendono utilizzare la proroga dell'Opzione Donna, prevista dalla Legge di Bilancio, e andare in pensione a settembre 2017 devono fare domanda entro il 28 febbraio.

Ultimi giorni per le lavoratrici della Scuola nate nell’ultimo trimestre del 1958 per chiedere l’accesso all’Opzione Donna utile per andare in pensione a partire dal primo settembre 2017: la domanda di cessazione va presentata entro martedì 28 febbraio. Le istruzioni sono fornite dal MIUR con la nota 2473/2017 e si rivolgono alle interessate dalla proroga contenuta nella Legge di Bilancio 2017, che ricomprende anche le nate nell’ultimo trimestre dell’anno.

=> Opzione Donna, i nuovi requisiti

Requisiti

La manovra, in pratica, ha esteso l’Opzione Donna alle lavoratrici che non hanno maturato il requisito entro il 31 dicembre 2015 per effetto dell’innalzamento dell’aspettativa di vita. Quindi, le dipendenti della Scuola nate nell’ultimo trimestre del 1958 possono andare in pensione con questo meccanismo, anche se per effetto degli adeguamenti alle aspettative di vita maturano il requisito fra maggio e luglio 2016 (a seconda della data di nascita bisogna aggiungere i 7 mesi di aspettativa di vita 2016).

Decorrenza

Per la decorrenza della pensione bisogna poi aggiungere la finestra mobile, che nel casi dei lavoratori della Scuola coincide con il primo settembre dell’anno successivo a quello della maturazione de requisito. Le nate nell’ultimo trimestre del ’58 hanno maturato il requisito nel 2016, quindi la prima decorrenza utile per la pensione è il primo settembre 2017.

Procedura

La domanda va inoltrata utilizzando la procedura web POLIS “istanze on line”. La domanda di dimissioni per esercitare l’opzione si effettua unicamente tramite questa procedura, disponibile fino al 28 febbraio.

Ricordiamo che questa forma di pensione anticipata prevede il pagamento della pensione interamente con il sistema contributivo, con una decurtazione che può arrivare al 20-30% rispetto all’assegno pieno.