Licenziamento giusta causa e NASpI

Risposta di Greta Rosatelli

Pubblicato 2 Settembre 2016
Aggiornato 15 Febbraio 2018 10:36

Annalisa C. chiede:

Ho un contratto a tempo indeterminato con una cooperativa sociale e sto usufruendo dal 1 febbraio 2016 dei 6 mesi di congedo parentale per il mio primo figlio che compie 8 anni a settembre.
Il 31 di luglio termino i sei mesi e poiché l’azienda è indietro di 5 mesi con gli stipendi pensavo dal 1 di agosto di presentare il licenziamento per giusta causa.

Il mio dubbio è: avendo diritto ai due anni di disoccupazione, sulla base di quali importi verrà calcolato l’importo mensile della stessa? Sul 30% dello stipendio di questi sei mesi o sugli stipendi pieni? Sono assunta dal 2010.

La NASpI (Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego) è il sussidio di disoccupazione istituito dal Jobs Act del 2015 ed elargito dall’INPS tramite domanda da presentare non appena avviene l’evento di disoccupazione. Per accedere al beneficio è necessario essere in possesso di alcuni requisiti base: avere un rapporto di lavoro subordinato (cioè essere un dipendente); possedere il requisito contributivo (aver accumulato almeno 13 settimane contributive nei 4 anni precedenti la richiesta di beneficio); aver raggiunto il requisito lavorativo minimo (aver accumulato almeno 30 giorni di lavoro effettivo); ed in ultimo, essere in stato di disoccupazione involontario.

Per rispondere al quesito in esame, bisognerà chiarire cosa intende l’INPS per stato di disoccupazione involontario che è palesemente legato al fatto che il lavoratore sia stato licenziato o abbia terminato il rapporto di lavoro per cessata decorrenza.

Ma ci sono anche delle eccezioni: presentazioni delle dimissioni nel periodo di maternità; in alcuni casi di risoluzione consensuale del rapporto lavorativo; cessazione del contratto per riconosciuta giusta causa. Quindi, in questo caso, lei potrà chiedere la disoccupazione qualora sia intenzionata ad andare in giudizio e vengano riconosciute le dimissioni per giusta causa. Se il tribunale non le riconoscesse la giusta causa, l’INPS le richiederà indietro il beneficio elargito. Per questo, si consiglia di rivolgersi ad un patronato e verificare i requisiti necessari.

Greta Rosatelli – Esperto fiscalista

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