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Riforma Lavoro bocciata dal monitoraggio del Ministero

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Gennaio 2014
Aggiornato 3 Febbraio 2023 16:55

SOS occupazione, assunzioni e imprese: Riforma Lavoro inefficace, niente benefici dalle agevolazioni per incrementare i contratti a tempo indeterminato.

Il primo quaderno di monitoraggio delle politiche del lavoro ha fatto il punto sula Riforma del Lavoro (legge 92/2012), rilevando il mancato raggiungimento degli obiettivi, con un fallimento su tutta la linea. Effettuato dal comitato tecnico costituito con DM 10 dicembre 2013, copre il periodo luglio 2012-giugno 2013, primo anno di applicazione della Riforma. Questi i primi sconfortanti risultati in sintesi, che in questo articolo analizziamo in dettaglio uno per uno alla luce dei dati del rapporto ufficiale:

  • Occupazione: sceso il tasso,
  • Disoccupazione: aumentata l’incidenza,
  • Assunzioni: stabili nonostante le agevolazioni,
  • Contratti: in aumento quelli precari,
  • Apprendistato: in stallo,
  • Fallimenti: in aumento,
  • Numero imprese: stabile malgrado gli interventi per l’avvio di start-up innovative e Srl a un euro.

Occupazione

Il tasso Istat sull’occupazione era al 57,1% alla fine del secondo trimetre 2012 (quando è entrata in vigore la riforma del lavoro), e si è poi portato al 56,5% alla fine del 2012, mentre era al 55,7% a fine giugno 2013. Nel corso di un anno, quindi, sono stati persi quasi due punti percentuali. A peggiorare il quadro i dati sulla disoccupazione, con un tasso che a fine giugno 2012 era pari al 10,5% mentre un anno dopo è salito al 12%. Fra i giovani con meno di 29 anni, la disoccupazione alla fine del secondo trimestre 2013 era pari al 27,7% (dal 24,1% di un anno prima). Infine, è salito anche il tasso di mancata partecipazione al mondo del lavoro (che non comprende solo i disoccupati, ma tutti coloro che non lavorano), al 21,1% a fine giugno 2013 (dal precedente 19,6%). Qui si rileva anche una marcata differenza di genere, con il tasso relativo alle donne pari al 25,2%, contro il 17,8% maschile.

Imprese, aperture e chiusure

Le già citate norme come la nascita delle start up innovative (con facilitazioni fiscali, contributive, di finanziamento) oppure la possibilità di aprire Srl a un euro (inizialmente riservate ai giovani under 35, poi diversificte fra srl semplificate e srl a capitale ridotto, infine unificate e aperte a tutti gli aspiranti imprenditori di qualsiasi età), per il momento non sembrano aver prodotto i risultati sperati. Qui sono stati utilizzati delle nuove aperture di Unioncamere, in base ai quali nel secondo trimestre 2012 c’erano state 6 milioni 94mila nuove aperture, diventate 6 milioni 67mila un anno dopo. Come si vede, nessun incremento di nuove imprese, anzi una leggera flessione. In compenso, sono in aumento i fallimenti: erano stati 3mila426 nel secondo trimestre 2012, sono saliti a 4mila 186 un anno dopo.

Assunzioni e licenziamenti

La percentuale di imprese che hanno assunto è rimasta stabile al 6,3%. Si può registrare che la curva ha subito una brusca discesa nel trimestre immediatamente successivo alla riforma (quando il dato è sceso al 5,5%), per poi intraprendere una costante risalita, fino a tornare al 6,3% a fine giugno 2013. L’andamento delle assunzioni varia parecchio a seconda delle diverse tipologie contrattuali:

  • contratti a tempo indeterminato: rappresentavano il 19,9% nel secondo trimestre del 2013 (quindi l’ultimo prima delle riforma), sono salite al 20,1% nel secondo trimestre del 2013. Attenzione: l’andamento è altalenante. I dati restano stabili dal secondo al terzo trimestre 2012, poi salgono al 24,2% a fine 2012 e registrano un’impennata al 32,7% nel primo trimestre 2013, per poi scendere al 19,5% fra aprile e giugno 2013 e risalire po al 20,1%.
  • Contratti a tempo determinato: erano il 72,8% nel secondo trimestre 2012, sono scesi di qualche punto, al 72,3%, nel terzo trimestre 2013. Questi contratti sono scesi progressivamente fino al 58% del primo trimestre 2013, per poi risalire al 73% fra aprile e giugno 2013 e al successivo 72,3%.
  • Apprendistato: i contratti di apprendistato sono saliti dal 4,5% del secondo trimestre 2012 al 4,9% del terzo 2013. Per quanto riguarda il numero  medio di apprendisti sul totale dei dipendenti nelle aziende che utilizzano questi contratti, nel secondo trimestre del 2013 sono scesi del 5,1% rispetto all’analogo periodo 2012. Il numero medio di rapporti di apprendistato trasformati in lavori a tempo indeterminato ha subito una flessione del 13,9%.
  • Contratti flessibili: sono rimasti stabili al 2,8%. Per quanto riguarda nel dettaglio i contratti a progetto, erano 380mila nel secondo trimestre 2012, sono scesi a 325mila nell’analogo periodo 2012. Registra invece un incremento il lavoro occasionale accessorio (da 5,6 milioni di contrartti a 8,5).

Quanto alle cessazioni di rapporti di lavoro, in totale hanno regitrato una flessione, passando da 2,5 milioni del secondo trimestre 2012 a 2,4 dell’analogo periodo 2013. Questo dato incamera tutte le cessazioni, quindi sia i licenziamenti che le dimissioni. Contanto invece i soli licenziamenti (per giusta giusta causa, giustificato motivo soggettivo o oggettivo), il numero è sceso da 207mila del secondo trimestre 2012 a 178mila dell’analogo periodo 2013. Fonte: Ministero del Lavoro