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Speciale Esodati: per chi scatta la pensione fra i salvaguardati

di Barbara Weisz

Pubblicato 17 Luglio 2012
Aggiornato 14 Gennaio 2013 09:20

Ecco chi sono i 65mila lavoratori esodati salvaguardati dal primo decreto ministeriale, in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e i 55mila che invece vengono coperti dal secondo provvedimento, che probabilmente sarà inserito nella spending review.

Conto alla rovescia per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del primo Decreto Esodati (che salvaguarda 65mila lavoratori, a cui l’INPS sta per inviare le lettere di pensionamento) mentre il secondo provvedimento per i dipendenti pubblici (altri 55mila esodati) confluirà nel testo di conversione in legge della Spending Review e quindi necessita altro tempo.

Il dramma degli Esodati, causato dalla Riforma delle Pensioni, è comunque tutto aperto, lasciando senza stipendio né pensione centinaia di migliaia di lavoratori italiani. Dei 120mila “fortunati” inclusi dei due decreti, inoltre, non tutti potranno andare in pensione con le vecchie regole e per molti si prospetta al massimo un sussidio quando non l’ipotesi di rientro al lavoro.

Vediamo in dettaglio chi andrà in pensione nel 2012-2014.

Decreto Esodati Fornero

E’ il provvedimento a firma Fornero – chiamata con forza a provvedere ai danni della riforma – con cui si consente a 65mila lavoratori l’esonero dalle nuove regole.

Non è mancato un giallo finale sulla mancata pubblicazione in G.U. entro i termini indicati dal Milleproghe (30 giugno) che ha fatto temere un possibile intoppo in Corte dei Conti: per fortuna il decreto esodati è stato registrato e presto l’INPS «provvederà ad attivare tutte le procedure del caso e in particolare la certificazione del diritto per dare definitiva certezza ai lavoratori interessati».

In pratica, identifica con precisione i lavoratori da includere nel primo scaglione di 65mila salvaguardati e provvede alle relative comunicazioni inviando loro delle lettere di avviso:

  • 25.590 lavoratori in mobilità ai sensi dell’art. 2, comma 1, lettera a del Dm: cessazione dell’attività lavorativa entro il 4 dicembre 2011 con perfezionamento dei requisiti di pensionamento entro il periodo dell’assegno di mobilità (12-24-36 mesi a seconda dell’età).
  • 3.460 lavoratori in mobilità lunga ai sensi dell’art 2, comma 1, lettera b del Dm: cessaizone dell’attività lavorativa entro il 4 dicembre 2011.
  • 17.710 lavoratori interessati dai Fondi di solidarietà, in base all’ art 2, comma 1, lett. c del Dm: titolarità al 4 dicembre 2011 della prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore oppure titolarità da data successiva al 4 dicembre 2011 se l’accesso alla prestazione risulta autorizzato dall’Istituto nazionale della Previdenza Sociale (fermo restando che gli interessati restano a carico dei Fondi fino a 62 anni di età).
  • 10.250 lavoratori prosecutori volontari (art 1, comma 2, lettera d del decreto): che hanno perfezionato requisiti anagrafici e contributivi precedenti alla riforma Fornero entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del Salva Italia (quindi entro fine 2013), non hanno ripreso l’attività lavorativa dopo l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi e hann almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile entro l’entrata in vigore del decreto (6 dicembre 2011).
  • 950 lavoratori esonerati entro il 4 dicembre 2011 (articolo 2, comma 1, lettera e del decreto).
  • 150 lavoratori che hanno preso un congedo per assistere figli disabili e che perfezionano il requisitio contributivo per la pensione entro 24 mesi dal congedo.
  • 6.890 lavoratori cessati che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 (ai sensi dell’articolo 6, comma 2-ter del decreto legge 29 dicembre 2011, n.216, convertito con la legge 24 febbraio 2012, numero 14) in ragione di accordi individuali anche ai sensi degli articoli 410, 411, 412-ter del codice civile senza successiva rioccupazione, oppure che hanno risolto il rapporto di lavoro sempre entro il 31 dicembre 2011 ai sensi del sopracitato articolo 6 della legge 29 dicembre 2011/216 in applicazione di accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulati dai sindacati più rappresentativi a livello nazionale e che non si sono successivamente rioccupati.

Esodati nel Decreto Spending Review

A questo secondo provvedimento si è arrivati dopo un dibattito che si è incrociato con le sorti della recente riforma del mercato del Lavoro: la Camera ha approvato il ddl di riforma del lavoro con fiducia in cambio di una serie di impegni da parte del governo fra cui appunto quello su questi nuovi 55mila esodati.

Secondo quanto annunciato dal ministro Fornero nel corso di un’audizione parlamentare a metà giugno, questa platea si compone così:

  • 1.600 lavoratori del settore finanziario, aventi diritto ad accedere a fondi di solidarietà, riferibili ad accordi stipulati tra il 4 e il 31 dicembre 2011.
  • 7.400 prosecutori volontari (con ultimo versamento contributivo volontario), con pensione avente decorrenza nel 2014 secondo i requisiti previsti dalla normativa precedente alla riforma delle pensioni.
  • 6.000 lavoratori cessati entro il 31 dicembre 2011 in ragione di accordi individuali o collettivi, con pensione avente decorrenza nel 2014 sempre secondo i requisiti previsti prima delle riforma di fine anno (contenuta nel Salva Italia).
  • 40mila lavoratori in mobilità ordinaria – a seguito di accordi sindacali stipulati entro il 31 dicembre 2011 e con data di licenziamento successiva al 4 dicembre 2011- che maturano i requisiti per la pensione entro la fine della mobilità. Secondo una verifica INPS si tratta di:
    • 4.700 in mobilità ordinaria al 14 giugno 2012,
    • 15.300 in cassa integrazione guadagni straordinaria fino a marzo 2012 (ultimo dato disponibile), che passeranno alla mobilità ordinaria per 3-4 anni;
    • 20.000 presto in mobilità senza passare per la CIG straordinaria, stimati sulla base delle liste degli accordi governativi stipulati tra il 2008 e il 2011.

Per questi ulteriori esodati è previsto un trattamento diversificato, che può essere: la pensione con le vecchie regole); un sussidio in veste di ammortizzatore sociale; lo stipendio con il reintegro sul posto di lavoro.

Ad andare in pensione potrebbero essere coloro che hanno firmati accordi con la mediazione del Governo o collettivi, oppure i lavoratori oltre i 62 anni di età o che maturano i requisiti entro il 2014 .