Tratto dallo speciale:

Pensioni: nuovi coefficienti in arrivo, assegni in calo dal 2013

di Barbara Weisz

Pubblicato 18 Maggio 2012
Aggiornato 20 Maggio 2013 07:48

Guida ai nuovi coefficienti di calcolo delle future pensioni con metodo contributivo o misto: esempi e simulazioni sugli assegni di lavoratori che oggi hanno 40, 50 o 60 anni, indennità più alte per chi resta al lavoro fino a 70 anni.

Arrivano i nuovi coefficienti di trasformazione delle future pensioni, validi a partire dal primo gennaio 2013: a giorni è atteso  il provvedimento del Ministero e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma nel frattempo i calcoli sono stati ufficializzati: gli assegni pensionistici dal 2013 al 2015 saranno mediamente più bassi del -3%.

Il coefficiente di conversione è un parametro attraverso cui si calcola l’importo della pensione lorda annuale partendo dal montante dei contributi e riguarda chi va in pensione con il metodo contributivo o misto.

Un’altra novità che scatterà con i nuovi coefficienti in arrivo, combinati con gli effetti della riforma delle pensioni di fine 2011, è che l’assegno sarà più alto per chi resta al lavoro fino a 70 anni.

In parole molto semplici: la prima pensione che un lavoratore percepirà dal 2013 dopo aver lasciato il lavoro si abbassa in termini di rapporto con l’ultimo stipendio percepito. C’è però un meccanismo premiante per chi resta al lavoro fino a 70 anni, dopo l’innalzamento dell’età pensionabile stabilito dalla riforma delle pensioni elaborata dal ministro Elsa Fornero e contenuta nel Salva Italia.

Nuovi coefficienti

I nuovi coefficienti considerano, oltre all’età del lavoratore nel momento in cui va in pensione, l’evoluzione della vita media ed entrano in vigore nel 2013, quando scatterà un aumento di tre mesi dell’aspettativa di vita. Per cui lavoratori dipendenti e autonomi, e lavoratrici del pubblico impiego potranno andare in pensione a 66 anni e 3 mesi, mentre le lavoratrici dipendenti del privato a 62 anni e 3 mesi.

Saranno validi per i tre anni dal 2013 al 2015: quelli attualmente in vigore erano scattati nel 2010, i prossimi riguarderanno il triennio 2016-2019 mentre successivamente, quando l’età pensionabile sarà per tutti a 67 anni, la cadenza del ricalcolo diventerà biennale.

I coefficienti che scatteranno dal 2013 per la prima volta terranno conto di un’età di pensionamento successiva ai 65 anni, arrivando fino a 70 anni.

C’è un meccanismo, complicato, di valorizzazione dei montanti contributivi per cui, alla fine di ogni anno, scatta una rivalutazione basata sulla media quinquennale del PIL (calcolata dall’Istat). Questo, visto l’andamento dell’economia in questi tempi di crisi, è un elemento che almeno per i prossimi anni contribuirà in gran parte a far scendere gli assegni.

Quanto al meccanismo incentivante, per cui chi resta nel mondo del lavoro fino a 70 anni avrà assegni più alti, si scontra con la tendenza in atto che vede il mondo produttivo espellere i lavoratori ben prima di questa soglia di età: il Governo sta pensando ad appositi meccanismi che consentano ai lavoratori di restare il più a lungo possibile in azienda, magari facendo ricorso a forme contrattuali come il part-time.

Per fare i calcoli precisi, i futuri pensionati devono attendere l’esatto ammontare dei nuovi coefficienti. Come detto, si attende che siano più bassi ripetto a quelli del 2010, con un effetto sugli assegni intorno al 2-3% in meno.

Nell’attesa di conoscere i nuovi coefficienti, per avere un’idea dell’impatto che l’evoluzione del sistema pensionistico ha sugli assegni dei prossimi anni, si possono valutare alcune proiezioni (dati Aon Hewitt).

Esempi di calcolo

Primo esempio: un lavoratore che il 31 dicembre del 2011 aveva 40 anni, è iscritto all’INPS da quando aveva 25 anni, nel primo anno di lavoro ha percepito una retribuzione di 15mila euro lordi, e andrà in pensione con il contributivo puro.

Applichiamo a questo lavoratore tre diversi scenari di carriera:

  • se va in pensione con un’ultima retribuzione di 30mila euro lordi il suo assegno pensionistico va dal 58,2% dell’ultima retribuzione nel caso in cui vada in pensione a 66 anni al 76,6% (sempre dell’ultima retribuzione) nel caso in cui attenda fino ai 70 anni.
  • se va in pensione con un’ultima retribuzione di 75mila euro lordi l’anno, il suo assegno va dal 39,1% dell’ultima retribuzione se va in pensione a 66 anni al 53,9% nel caso in cui aspetti fino a 70 anni.
  • se va in pensione con un’ultima retribuzione di 150mila euro lordi l’anno, il suo assegno pensionistico sarà del 27,5% se si ritira a 66 anni e salirà fino al 37,4% nel caso del pensionamento a 70 anni.

Come si vede, l’assegno sale parecchio se si resta al lavoro qualche anno di più. Facciamo ora un confronto con lavoratori che al 31 dicembra avevano invece 50 o 60 anni (sempre iscritti all’Inps dall’età di 25 anni con primo stipendio di 15mila euro).

Un lavoratore che al 31 dicembre 2011 aveva 50 anni e va in pensione a 66 anni (con il sistema misto della riforma Dini) prende:

  • se l’ultima retribuzione è di 30mila euro, il 66,5%.
  • se l’ultima retribuzione è di 75mila euro, il 49,5%.
  • se l’ultima retribuzione è di 150mila euro, il 39,2%.

Un lavoratore che al 31 dicembre 2011 aveva 60 anni e va in pensione a 66 anni (con il sistema misto della riforma Fornero) prende:

  • se l’ultima retribuzione è di 30mila euro, il 78,5%.
  • se l’ultima retribuzione è di 75mila euro, il 66,9%.
  • se l’ultima retribuzione è di 150mila euro, il 52,1%.

Come si vede, il più svantaggiato in assoluto è il lavoratore oggi quarantenne: se va in pensione a 66 anni con un’ultima retribuzione di 30mila prenderà il 58,2%, contro il 66,5% del cinquantenne (a parità di ultima retribuzione) e il 78,5% del sessantenne.

Attenzione, queste proiezioni con tengono conto dei nuovi coefficienti in arrivo, che non si conoscono. È però possibile  valutare l’evoluzione dei coefficienti negli ultimi anni.

  • Pensionamento a 65 anni: il coefficiente del 2010 (che varrà fino al gennaio 2013) è pari a 5,62, già in calo rispetto al precedente (che era a 6,136).
  • Pensionamento a 64 anni: coefficiente 2010 a 5,432, dal precedente 5,911.
  • Pensionamento a 63 anni: coefficiente 2010 a 5,257, dal precedente 5,706.
  • Pensionamento a 60 anni: coefficiente 2010 a 4,798, dal precedente 5,163.
  • Pensionamento a 57 anni: coefficiente 2010 a 4,419, dal precedente 4,72.