Riforma Lavoro: nuove procedure contro dimissioni in bianco

di Francesca Vinciarelli

28 Marzo 2012 16:00

La riforma del lavoro prova a contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco: ecco gli strumenti burocratici studiati dal ministro del Welfare Elsa Fornero.

La Riforma del lavoro, come sottolineato dal il ministro del Welfare Elsa Fornero, si pone come obiettivo quello di correggere «le numerose distorsioni e degli abusi oggi esistenti» nel mercato del lavoro, tra cui anche la pratica delle cosiddette dimissioni in bianco, contro le quali il governo Monti ha dichiarato guerra aperta.

Una procedura che riguarda tutti i lavoratori, ma che viene praticata soprattutto nei confronti delle dipendenti donne, alle quali viene chiesto di firmare al momento dell’assunzione un foglio che consente all’azienda di interrompere il rapporto di lavoro anche in caso di maternità senza conseguenze legali o fiscali.

In sostanza si tratta di una lettera di licenziamento preventiva che il datore di lavoro non usa subito, da qui il nome “dimissioni in bianco”, ma tiene da parte per utilizzarla al momento opportuno, ad esempio in caso di gravidanza della dipendente.

Lotta alle dimissioni in bianco

il Governo Prodi aveva risolto il problema, stabilendo che i datori di lavoro potessero utilizzare solo lettere di dimissioni redatte su modulo prestampato del ministero del Lavoro, avente validità di 15 giorni e contrassegnato da un numero progressivo, così da annullare il rischio di dimissioni in bianco.

Il Governo Berlusconi ha invece introdotto nuovamente le procedure che consentono le dimissioni in bianco, considerando troppo complesse le procedure di dimissione, volutamente tali a protezione delle lavoratrici.

Riforma lavoro Fornero Monti

Ora il Governo Monti ci riprova: tra gli strumenti individuati per tutelare i lavoratori in questo senso ci sono i nuovi obblighi di convalida amministrativa delle dimissioni presentate dai dipendenti per essere passate al vaglio degli ispettorati del lavoro e la nuova procedura telematica per informare in maniera tempestiva le autorità amministrative della cessazione del rapporto di lavoro. «Una procedura un po’ più semplificata rispetto a quella entrata in vigore nel 2007» ha specificato Fornero. Insomma, una via di mezzo.

La difesa dei diritti dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici è una questione «all’attenzione del Ministero», aveva detto qualche tempo fa Fornero.

Permane il divieto di licenziare donne in gravidanza o con un figlio di età inferiore a 1 anno. Per questa tipologia di dipendente (anche uomo) vige già oggi l’obbligo di convalida amministrativa delle dimissioni. La riforma del lavoro lo vuole estendere anche ai genitori con figli di età inferiore a 3 anni.

Nel caso in cui l’azienda non rispetti tali obblighi il licenziamento potrà essere impugnato e considerato illegittimo, anche nel caso in cui sulla carta risulti consensuale.

Tutela per le aziende

Le aziende, per tutelarsi contro eventuali impugnazioni in caso di licenziamento, potranno attestare la volontà del lavoratore di dimettersi dal proprio posto di lavoro convalidando la lettera di dimissioni anche nei casi in cui non è obbligato per legge (ad esempio per i dipendenti che non hanno figli piccoli).

Ancora da capire invece le modalità previste dalla riforma del lavoro per la comunicazione telematica alle autorità pubbliche della fine del rapporto di lavoro. In ogni caso la mancata convalida da parte dell’ispettorato del lavoro può rendere inefficace il licenziamento.