Apprendistato in Italia: verso l’assunzione a tempo indeterminato

di Noemi Ricci

Pubblicato 8 Febbraio 2012
Aggiornato 11 Luglio 2012 16:34

Apprendistato, la fotografia scattata dal XII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato: diffusione, tipologia di contratto, assunzioni a tempo indeterminato e formazione.

Il Ministero del Lavoro, in collaborazione con ISFOL e  INPS ha fotografato lo stato dell’arte dell’apprendistato in Italia:  nel 2010 i contratti di apprendistato in essere nelle imprese sono stati 542 mila (-8,9% sul 2009, corrispondente a 50.000 rapporti di lavoro venuti meno), di cui 303.033 al Nord, 141.192 al Centro e 97.649 al Sud.

Attualmente, quindi, i contratti di apprendistato rappresentano il 15% degli occupati tra i 15 e i 29 anni d’età. I dati fanno riferimento alle denunce retributive mensili (EMENS) presenti nell’archivio INPS.

Il “XII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato” ha anche registrato una tendenza in flessione nel 2010: -17%, dovuto soprattutto alla componente dei lavoratori minorenni occupati nelle aziende artigiane.

Nel 2010 il 43% dei rapporti di lavoro in apprendistato riguardava la componente femminile. Analizzando solo i lavoratori con meno di 18 anni, le donne erano il 25,7%; tra quelli nella fascia 18-24 anni il 39,5%; nella fascia 25-29 il 48,1%; oltre i 29 anni il 50,7%.

Tipologie di contratto di apprendistato

Nel 2010 si è registrato un aumento dei contratti di apprendistato trasformati in contratti a tempo indeterminato pari a +12,3%, per un totale di 177.000 lavoratori. L’incremento maggiore si è registrato al Centro (+19,6%), quello minore nel Mezzogiorno (+5,4%).

A livello di genere, per le donne l’aumento è stato del +13,5%, per gli uomini del +11,5%. In generale una percentuale di apprendisti assunti a tempo indeterminato più alta rispetto agli altri contratti atipici.

Tra i diversi tipi di contratto di apprendistato, quella più diffusa è l’apprendistato professionalizzante (art. 49). Tra gli impiegati con questa forma contrattuale 7.700 sono minorenni.

L’alto apprendistato (art. 50) riguarda solo un centinaio di unità, mentre il contratto per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione per consentire il conseguimento di una qualifica professionale ai giovani di età compresa tra 15 e 18 anni (art. 48) non sembra ancora trovare una grande applicazione, tranne per le intese siglate nella Regione Lombardia nel settembre 2010 e nella Regione Veneto nel marzo 2011.

Trova invece ancora largo impiego l’apprendistato di tipo tradizionale regolato dalla precedente normativa (legge 196/1997).

Formazione

Lo scopo dei contratti di apprendistato è di formare i lavoratori di domani. Allo scopo il 39% delle risorse destinate alle politiche attive per il lavoro vengono spese per le sotto-contribuzioni e per la formazione degli apprendisti.

Più in particolare un apprendista su quattro risulta iscritto alle attività di formazione pubblica. Su questo fronte le differenze territoriali sono piuttosto marcate, con il 15% degli attestati registrati tra il Centro ed il Mezzogiorno e i picchi di Province come Bolzano (84%) e Trento (80%), o Regioni come il Friuli Venezia Giulia (75%) e l’Emilia Romagna (66%).

«La formazione in apprendistato è ancora un punto debole in molte parti d’Italia mentre questa tipologia contrattuale costituisce uno strumento cruciale per l’acquisizione di competenze da parte dei giovani. È molto importante sviluppare anche l’apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione, che può contribuire ad affrontare il dramma dei Neet, cioè di coloro che sono al di fuori sia del mercato del lavoro sia del sistema formativo.

Penso soprattutto a quel 19% di giovani Italiani che abbandona gli studi dopo la licenza media e rischia di rimanere emarginato dalla vita professionale e di confluire in condizione di povertà ed esclusione sociale. L’apprendistato, viceversa, è uno strumento che può far emergere il talento anche di quei giovani che hanno difficoltà con l’apprendimento scolastico tradizionale».

È il commento del Direttore generale dell’ISFOL Aviana Bulgarelli ai dati emersi nel Rapporto sull’apprendistato.