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Mobilità individuale e Articolo 18: prospettive future

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 7 Febbraio 2012
Aggiornato 30 Luglio 2013 09:36

Governo e sindacati a confronto su riforma del lavoro e articolo 18: ipotesi di modifiche interpretative di "giusta causa" e licenziamenti collettivi estesi alla mobilità individuale.

Non si placano le polemiche sulla riforma del lavoro e più in particolare sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori sul quale è ormai scontro aperto tra Governo e sindacati, anche se ad onor del vero è solo la Cgil di Susanna Camusso a continuare a mantenere la linea dura, mentre la Cisl di Rafaele Bonanni e la Uil di Luigi Angeletti si sono dimostrate maggiormente aperte ad una “manutenzione” dell’articolo 18.

Su un punto però i sindacati sono tutti d’accordo: l’articolo 18 che impedisce alle imprese con più di 15 dipendenti di licenziare senza giusta causa non deve essere cancellato perché rappresenta una tutela contro le discriminazioni.

Mobilità individuale

Le ultime notizie dal Governo parlano di una possibile revisione sulla mobilità individuale, per superare la diffidenza delle parti sociali che accusano l’Esecutivo di Monti di non essere realmente aperto al dialogo.

Più in particolare si tratterebbe di estendere la procedura dei licenziamenti collettivi per motivi economici ai licenziamenti individuali per le aziende con più di 15 dipendenti che per motivi economici si trovano nella condizione di dover licenziare almeno 5 lavoratori nell’arco di 120 giorni.

Gli ex dipendenti potranno godere di un’indennità di mobilità per due anni. Il tutto avverrebbe coinvolgendo il sindacato al posto del controllo giudiziale.

Articolo 18

Il Governo starebbe inoltre lavorando per rendere l’articolo 18 – che riguarda le imprese con più di 15 dipendenti – inapplicabile alle imprese fino a 50 dipendenti che nascano dalla fusione di piccole imprese con meno di 15 addetti.

Un’altra ipotesi allo studio del Governo potrebbe essere quella di modificare l’interpretazione della “giusta causa” per i licenziamenti escludendo i motivi economici oggettivi.
Questo permetterebbe a Mario Monti ed Elsa Fornero di lasciare di fondo inalterato l’articolo 18, accontentando i sindacati, ma cambiandone l’interpretazione e aspetti integrativi.

In realtà queste soluzioni non sembrano accontentare poi molto i sindacati anche se si dimostrano positivi sul tentativo del Governo di trovare un accordo. «È positivo che da una discussione telematica si sia avviato qualcosa più vicino ad una trattativa», ha dichiarato Bonanni.