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Presidenza Confindustria, Bombassei si candida e punta sulle Pmi

di Barbara Weisz

Pubblicato 18 Gennaio 2012
Aggiornato 5 Giugno 2013 16:30

Alberto Bombassei si candida alla presidenza di Confindustria dopo Marcegaglia e punta sulle Pmi: importanza delle filiere, capacità di innovare e giovani.

Alberto Bombassei si candida alla presidenza di Confindustria. L’organizzazione in distretti e filiere, l’innovazione, la ricerca e la formazione, l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, un maggior sostegno al gruppo giovani e al Comitato Piccola Impresa.

Sono questi i punti di maggior interesse per le Pmi toccati da Bombassei, vicepresidente delle Relazioni Industriali di Confindstria, nel documento con cui di fatto si candida alla guida dell’associazione imprenditoriale per il dopo Emma Marcegaglia. Il mandato dell’attuale presidente scade il prossimo 24 maggio.

Bombassei in quello che si potrebbe definire documento programmatico, una lettera inviata ai membri di giunta e ai presidenti delle associazioni di Viale Astronomia, analizza la realtà italiana alla luce della crisi economica, offre una lettura del posizionamento della nostra industria nel panorama internazionale, affronta i temi caldi delle relazioni industriali (al centro dell’attuale fase iniziale del dibattito e dei lavori sulla riforma del Welfare) e del ruolo confindustriale, con un taglio anche critico nei confronti dell’organizzazione imprenditoriale, dedicando ampio spazio al ruolo delle piccole e medie imprese.

Distretti e filiere

Quello italiano è un sistema industriale che non ha eguali nel mondo, sottolinea Bombassei. E uno degli strumenti vincenti del fare impresa è quello di organizzarsi in distretti e filiere. Una soluzione, quest’ultima, che «ha favorito, nel tempo, non solo la crescita di un numero impressionante di aziende di piccole dimensioni, ma anche un numero consistente di gruppi industriali di medie dimensioni».

Imprese capaci di «presidiare nicchie globali e caratterizzate da alti tassi di crescita, solidità finanziaria, crescente internazionalizzazione, capacità innovativa e orientamento al cliente».

Bombassei si dice convinto che, «anche per il futuro, ciò che conterà per la vita di molte piccole industrie sarà proprio l’appartenenza a una filiera in grado di competere nel mercato mondiale». Se infatti la filiera «si muove per diventare internazionale al traino delle imprese leader, tutte le aziende che la compongono ne beneficeranno in modo diretto o indiretto».

Internazionalizzazione

Linternazionalizzazione è un tema cui Bombassei dedica molteplici spunti. Internazionalizzare il sistema produttivo è un obiettivo da cui dipende, secondo il dirigente confindustriale, il futuro dell’Italia. Viale Astronomia si propone quindi di promuovere in questo senso il supporto pubblico, magari con un «programma quadriennale per l’internazionalizzazione condiviso con il Governo ed esteso agli altri attori economici e finanziari del Paese».

Si propone anche un impegno maggiore di Confindustria «per rappresentare le imprese italiane in Europa dove le nostre esigenze si scontrano con interessi diversi e spesso divergenti».

In Europa, viene proposto il confronto con la Germania, con cui l’Italia condivide la leadership industriale. E il paragone è, a tratti, impietoso: «i tedeschi, grazie a 15 anni di continue riforme, sono riusciti ad abbattere la loro spesa pubblica di ben dieci punti fino a raggiungere il 44%» del Pil e le aziende tedesche hanno superato con pragmatismo «i vincoli che rendevano poco flessibile il loro mercato del lavoro» mentre l’Italia, negli ultimi dieci anni «ha azzerato il vantaggio finanziario dell’euro aumentando di ben sei punti la spesa pubblica che ha così superato il 52% del Pil».

Giovani

Un altro capitolo importante è quello dei giovani e della ricerca di talenti. Il problema è che «da una parte abbiamo imprese che cercano giovani con professionalità che non trovano, dall’altra scuole che stentano a trovare iscritti per formare le professionalità che servono».

E per interrompere questo circolo vizioso bisognerebbe privilegiare la «cultura tecnica», anche a completamento di tutto quel vissuto che ci posiziona nel mondo quale nazione con il primato nella cultura e nell’arte dell’Occidente. Questa operazione va fatta tenendo presente che «non esistono modelli internazionali da imitare perché solo in Italia l’industria è sinonimo di una sterminata moltitudine di aziende di ogni dimensione».

Operativamente, Bombassei ritiene «indispensabile valorizzare il Gruppo giovani e il Comitato Piccola Impresa» magari rivendendone ruolo e autonomia «anche attraverso l’attribuzione di importanti deleghe specifiche».

Il tutto, appunto, al servizio di un sistema produttivo che, secondo Bombassei, nei prossimi anni «avrà ancora una centralità nel manifatturiero, ma sarà sicuramente più leggera, con produzioni a maggiore valore aggiunto e una composizione dell’occupazione ad ancora più elevata professionalità».

Quindi, un sistema industriale nel quale innovazione, tecnologia, logistica, comunicazione, presenza sui mercati del mondo «diventeranno fondamentali» in una sfida globale che impone alle aziende di essere «ancora più organizzate, più forti e più “intelligenti”».