Modello Starbucks per le Pmi

di Filippo Davide Martucci

Pubblicato 23 Dicembre 2011
Aggiornato 9 Gennaio 2014 14:31

Quando la tradizione sposa il rinnovamento: idee di business e casi eccellenti di Pmi del Made in Italy rivisitati e arricchiti.

Il colosso americano Starbucks, leader nel mercato delle caffetterie, sbarcherà in Italia in partnership con Autogrill. Un approdo eccellente che ha scatenato l’interesse di molte PMI anche se, in realtà, disporre di 17mila caffetterie in 55 paesi non significa imporsi anche in Italia, dove il caffè è quasi una religione, l’offerta è enorme, i prodotti offerti sono differenti e i prezzi pi competitivi.

Un modello alternativo interessante per le piccole e medie imprese sarebbe allora quello di non porsi in diretta concorrenza, ma di focalizzarsi sull’esperienza legata al consumo, così da sfruttare il tipico bar italiano offrendo però più servizi connessi.

Servizi integrati

Forte di questa consapevolezza, una serie di marchi sta cercando di ritagliarsi uno spazio nel medesimo mercato di riferimento di Starbucks: da Lavazza Zanetti e Illy ai nuovi arrivati, che puntano sulla valorizzazione del carattere italiano del proprio punto vendita e dei prodotti offerti, facendo del glocal la propria ragion d’essere, e guardando al tempo stesso ai mercati esteri rispetto ai quali si pongono come alfieri del Made in Italy.

Un esempio è fornito da Arnold Coffe a Milano, nato da un’idea di Alfio Bardolla e Andrea Comelli che hanno importato lo stile americano: ambiente tranquillo, wi-fi gratuito, musica di sottofondo senza l’assillo di poter essere mandati via per far spazio a nuovi clienti.

Qualità ed eco-sostenibilità

Diversa è invece la mission di marchi come Grom, creato dal torinese Federico Grom, che può contare su 56 punti vendita di cui 10 all’estero (comprese New York, Parigi e Tokio) diventando la più grande gelateria italiana del mondo. Per far ciò l’attenzione verso le materie prime è stata posta al centro della produzione (ingredienti da agricoltura biologica, privi di coloranti e additivi chimici), assieme al rispetto per l’Ambiente (contenitori e cucchiaini riciclabili).

Un altro esempio è quello del marchio Sebeto, che conta su 140 ristoranti facenti capo all’imprenditore Franco Manna, già mente della nota catena di pizzerie in Italia e all’estero (Islanda e Florida) Rossopomodoro; o ancora, “Anema e cozze“, che coniuga sapientemente la pizza napoletana con la tipica cucina di pesce campana; e Rossosapore che ha declinato il concetto di pizza al trancio mettendola al servizio degli ingredienti tipici della pizza napoletana, quali mozzarella di bufala, basilico e pomodoro.

I grandi marchi, dal canto loro, non sembrano voler scendere nell’agone, continuando a preferire i punti vendita propri all’estero e fornendo il proprio caffè a bar indipendenti. Lavazza dispone di più di 300 bar nel mondo, utilizzati soprattutto per aumentare la notorietà del marchio all’estero, ma in Italia i bar sono solo 9, mentre ben 12mila le caffetterie private rifornite. Discorso simile per Segafredo Zanetti con 650 caffetterie in giro per il mondo e poche dozzine in Italia e per “Espressamente Illy”, con 230 bar di cui 32 nel nostro Paese.