Piccole imprese: più assunzioni, meno tasse

di Barbara Weisz

23 Novembre 2015 15:32

Nelle micro e piccole imprese crescono occupazione, assunzioni e contratti a tempo indeterminato ma per il consolidamento le PMI chiedono al Governo meno tasse.

“Annata buona” sul fronte occupazionale per le micro e piccole imprese, con un discreto aumento delle assunzioni: secondo i dati dell’Osservatorio Mercato del Lavoro del Centro Studi CNA (Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa), fra gennaio e ottobre 2015 i posti in queste aziende sono aumentati del 3%. Il presidente CNA, Daniele Vaccarino, commentando il miglioramento della congiuntura economica e prendendo spunto dalle riforme previste nella Legge di Stabilità 2016, ha dunque formulato ulteriori richieste al Governo, soprattutto sul fronte fiscale.
Per le piccole imprese, infatti, la priorità è rappresentata dalla eccessiva pressione fiscale visto che, tra tasse sugli utili e imposte indirette (TARI, IMU), alle PMI è applicata:

«una tassazione totale che supera il 62,2% degli utili».

=> Legge di Stabilità: misure per l’occupazione

Occupazione

Partiamo dai dati, su oltre 20mila imprese e 125 mila dipendenti. Il miglioramento occupazionale si conferma anche su base mensile: +0,5% da settembre a ottobre. Il risultato evidenzia un notevole incremento rispetto al 2014, quando l’occupazione nel periodo considerato (gennaio-ottobre) aumentava dell’1,3% e rimaneva stabile fra settembre e ottobre.
L’incremento è il risultato di due fattori: l’aumento delle assunzioni (+3,3%) e il calo delle cessazioni (-4%).

=> Dipendenti e imprese private: la fotografia INPS

Le nuove assunzioni vengono effettuate nella maggioranza dei casi con contratti a tempo indeterminato (+7% rispetto all’anno scorso) e a tempo determinato (+8,2%), mentre calano tutte le altre tipologie contrattuali: apprendistato -12,6%, altri contratti -29,6%.

Riforme

Il report sottolinea l’impatto positivo di una serie di misure legislative entrate in vigore nel 2015, come la decontribuzione sulle nuove assunzioni, che ha favorito la crescita dei contratti a tempo indeterminato (nel 62% dei casi è stata applicata l’agevolazione). Per il 2016 si punta sul miglioramento della congiuntura economica, con il PIL tornato in positivo dopo anni di crisi, per continuare sulla strada dell’incremento occupazionale.

=> Assunzioni: boom di contratti a tempo indeterminato

Per quanto riguarda le cessazioni, vengono sottolineati due elementi: rispetto al 2014 hanno riguardato tutte le tipologie contrattuali tranne il tempo indeterminato, sostanzialmente in linea con lo scorso anno e con una diminuzione particolarmente sensibile a settembre e ottobre, i mesi in cui il rafforzamento dell’economia è risultato più marcato.

Contratti

In generale, nelle micro e piccole imprese il contratto a tempo indeterminato è il più applicato (82,2% della base occupazionale), seguito dal tempo determinato (9,7%) e dall’apprendistato (6,3%). Complessivamente, le tipologie di contratti non a termine (tempo indeterminato + apprendistato) nelle piccole imprese è intorno all’88,5% del totale, contro l’85,6% dell’intero sistema produttivo italiano. Sino circa tre punti in più che, secondo il report CNA, dimostrano che le PMI:

«premiano la stabilità dei rapporti e valorizzano le competenze maturate in anni di attività».

Richieste

Il discorso di Vaccarino all’assemblea CNA valorizza tutti i punti sottolineati dallo studio e presenta una serie di richieste ulteriori al governo e alla politica.

«L’aumento del PIL italiano è un segno evidente del fatto che la ripresa, per quanto lenta, debole e congiunturale, c’è. E deve molto agli interventi in materia di lavoro fatti dal Governo». La Legge di Stabilità ha un «carattere espansivo che offre alcune significative risposte a richieste da lungo tempo avanzate dal nostro mondo», ma «per modernizzare il Paese, renderlo più efficiente, non basta approvare una riforma. Serve visione strategica d’insieme, servono processi complessi di cambiamento organizzativo».

Quali? Ecco alcune proposte da cui partire:

  • redditi non incassati: niente imposte;
  • utili imprese personali reinvestiti in azienda: niente tasse come nelle società di capitali;
  • rifiuti speciali da smaltire fuori servizio comunale: esenzione TARI;
  • immobili  imprese: deduzione IMU al 100%.