Reti di imprese in Italia: come stipulare un contratto di rete tra Pmi

di Nicola Santangelo

Pubblicato 30 Marzo 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:40

L’imprenditore italiano cambia atteggiamento nei confronti dei propri concorrenti? Non più avversari dai quali difendere proprio know-how e strategie ma preziosi alleati da cui imparare e con cui costruire fondamenta più solide: fino a qualche anno fa sembrava impossibile, oggi è realtà  grazie all’introduzione in Italia del sistema per favorire le aggregazioni di Pmi: le reti di imprese, favorite da agevolazioni e sancite da veri e propri contratti di rete.


Il vantaggio si traduce anche in termini di costi e ricavi: insieme, infatti, sarà  possibile acquistare sistemi o pianificare investimenti che singolarmente potrebbero risultare inaccessibili oppure candidarsi per partecipare ad una gara d'appalto particolarmente impegnativa che scoraggerebbe le piccole imprese.

Il contratto di rete è stipulato tramite atto pubblico o scrittura privata autenticata, e permette a più imprese di unirsi per accrescere la propria competitività  e capacità  d'innovazione attraverso un programma comune. Alla base di tutto, ogni impresa si impegna a fornire il proprio contributo fatto di collaborazione e scambio di informazioni nonché a fornire prestazioni di natura industriale, tecnica o tecnologica.

Affinché gli obiettivi possano essere perseguiti è importante, anche se non obbligatorio, istituire un fondo comune patrimoniale. Dal punto di vista fiscale è prevista una detassazione sugli utili d'impresa reinvestiti nel fondo.

Sarà  dunque grazie ai diversi incentivi regionali (frutto di accordi) o anche del progresso delle ideologie imprenditoriali: sta di fatto che stanno crescendo di numero i contratti sottoscritti nel Paese e, ad oggi, sono circa 200 le imprese coinvolte.
Tale numero è destinato a crescere nel prossimo futuro. Il nuovo concetto di impresa, infatti, tende a unire le società , fortificarle e renderle meno vulnerabili sul mercato globale senza obbligare gli imprenditori a rinunciare a quell'inviolabile desiderio di indipendenza.

Insomma, indipendenti sì ma facendo gioco di squadra. Un insieme di risorse e competenze che solo collettivamente si riescono a ottenere e sfruttare.
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