Pmi non hi-tech: chiuse molte attività 

di Davide Di Felice

Pubblicato 18 Novembre 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:42

Le Pmi sono tra le imprese più a rischio, per dimensioni e numero di occupati. I settori più in difficoltà  sono quelli meno tecnologici. più vincolati a scenari produttivi tradizionali e per questo meno in grado di ottimizzare risorse e ridurre costi operativi.
Per questo, l’Aniem, Associazione Nazionale delle Piccole e Medie Imprese Edili, in qualità  di rappresentante della categoria si è attivata – già  da molto tempo – presso tutte le istituzioni competenti, sia parlamentari sia ministeriali per lanciare l’allarme: i cantieri chiudono.

La crisi economica in atto non è che la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l’eccessivo aumento dei prezzi per le materie prime, soprattutto per quanto riguarda greggio e ferro, ha da tempo minato produttività  e competitività  delle Pmi italiane.
Particolarmente colpito il settore edile, nei comparti in cui questi materiali trovano largo impiego.

Quello delineato dall’Associazione è un lento ma inesorabile deterioramento del tessuto produttivo. Al Sud, soprattutto in regioni come Basilicata e Puglia, si preannuncia la chiusura di tutti i cantieri che non riescono a reggere rincari che arrivano al 150%.

L’Aniem sottolineava già  in tempi “non sospetti” che si trattasse di segnali di una crisi latente, partita da settori che anticipano condizioni che, in proiezione hanno confermato la diffusa e generale recessione economica.

Già  a fine luglio si era tenuta l’audizione presso l’Autorità  di Vigilanza sui contratti pubblici, al fine di sottoporre all’attenzione dell’Autorità  la situazione preoccupante ed esaminare le problematiche connesse all’esplosione dei prezzi delle materie prime, con la richiesta al Ministero delle Infrastrutture di individuare soluzioni volte a contrastare la fortissima crisi in atto.

Nelle ultime settimane le cose sono precipitate. Per questo è stata rinnovata la richiesta ANIEM che, fin dal terzo decreto correttivo al Codice degli appalti o con decreto legge (data l’emergenza), sia modificato il meccanismo di compensazione dei prezzi: non più in base all’eccezionalità  dell’evento, ma anche per gli incrementi accertati nell’anno di presentazione dell’offerta.

Il tutto, con un sistema di monitoraggio costante di rilevamento dei prezzi, anche a carattere regionale, al fine di ripristinare la revisione dei prezzi fondata su elementi di oggettività .