Bilancio delle competenze e adattamento all’ambiente

di Roberto Lodola

Pubblicato 15 Luglio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:43

Le imprese non possono esistere e prosperare come “monadi solitarie”: per poter sopravvivere e crescere, anche le piccole e medie imprese devono mostrarsi essere aperte all'ambiente esterno e saper rispondere agli input da esso provenienti, con tempestivi ed adeguati sforzi adattivi.

Certo, al giorno d'oggi il contesto sociale ed economico nel quale le imprese sono chiamate ad operare è decisamente più dinamico e complesso che in passato: i mutamenti sono infatti all'ordine del giorno e spesso anche qualitativamente significativi. Così, alle aziende vengono trasmessi di continuo proprio quei nuovi input strategici, che richiedono uno sforzo di adattamento sempre più forte e talvolta radicale.

E' uno sforzo gravoso, che faticano a produrre anche le Pmi italiane, che pur si sono da sempre dimostrate estremamente flessibili grazie alla mancanza di schemi rigidi e difficili da modificare e all’assenza di forti vincoli organizzativi e gestionali.

In uno scenario simile, il bilancio delle competenze può rappresentare per le aziende uno strumento utile per costruire una risposta più pronta ed efficace alle sollecitazioni esterne.

Di competenze nel mondo del lavoro si inizia a parlare per definire tanto le capacità  personali attivate da un individuo per far fronte alle esigenze professionali pregresse o in essere, quanto quelle potenzialmente attivabili per affrontare situazioni nuove.

Seguendo una logica abbastanza diffusa, che muove dal generale al particolare, si potrebbero individuare tre gruppi di competenze: competenze di base, competenze trasversali e competenze di campo.

Le competenze di base sono quelle non specifiche, incrementabili e sempre utilizzate, che un soggetto porta con sé da un luogo di lavoro all'altro e che un'azienda può trovare con una certa facilità  sul mercato.

Nel novero delle competenze trasversali rientrano molte capacità : per esempio la capacità  di “leggere” il contesto di lavoro nel quale si è impiegati e di inquadrare la propria funzione ed il suo peso; la capacità  di comunicare efficacemente; la capacità  di stare in gruppo e di fare squadra; la capacità  di “problem solving” e quant'altro.

Le competenze di campo sono quelle al contempo più specifiche e meno riadattabili: sono infatti le competenze maturate in un determinato contesto lavorativo per poter svolgere con profitto la mansione assegnata. Essendo utilizzate solo in ambiti circoscritti, per le imprese sono in genere le competenze più difficili da trovare.

E' indiscutibile che raggruppare le competenze, secondo questa o un’altra logica, rappresenti un artificio: le competenze infatti non si attivano mai individualmente, ma sempre come insieme.
Quest’artificio è però la premessa indispensabile per un serio bilancio delle competenze, che consenta alle aziende di maturare una piena consapevolezza delle proprie forze come dei propri limiti.

Proprio partendo da questa consapevolezza, un'azienda, può farsi un'idea precisa della sua capacità  di adattarsi a differenti condizioni ambientali, delineando eventualmente nuovi assetti e nuove dinamiche interne e magari innescando interventi mirati a colmare possibili, nevralgiche lacune.

In questo senso il bilancio delle competenze rappresenta evidentemente uno strumento a disposizione delle aziende per costruire una risposta pronta ed efficace alle sollecitazioni esterne – e sottintende il curioso paradosso di un' azienda che per rispondere al cambiamento traccia con più netto rigore i confini della propria identità .