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L’identikit dell’imprenditrice in Italia

di Barbara Weisz

Pubblicato 9 Giugno 2014
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:38

Sono pragmatiche e aprono un’attività in proprio per trovare nuovi sbocchi lavorativi in periodi di crisi, hanno un alto livello di istruzione, età inferiore ai 40 anni, risiedono al centro-Sud. Sono le donne imprenditrici fotografate dall’indagine di Uniocamere sulle “vere” nuove imprese costitute nell’ultimo anno, dove per “vere” si intendono le aziende che non nascono da una qualche trasformazione di un’attività esistente, ma sono realmente nuove iniziative imprenditoriali.

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La conclusione è che l’Italia al femminile crede sempre più nell’impresa e rappresenta una nuova opportunità di crescita e di successo: sono oltre 53mila le nuove imprese aperte da donne nel 2013, il 28,6% del totale. L’indagine è stata presentata a Salerno in occasione della prima tappa del “Giro d’Italia delle donne che fanno impresa” organizzato da Unioncamere e dai Comitati per l’Imprenditoria Femminile, iniziativa giunta alla settima edizione.

Ecco il profilo dettagliato della neo imprenditrice italiana: ha meno di 40 anni (nel 60% dei casi, contro il 55 maschile), ha un livello di istruzione alto e mediamente più elevato di quello degli uomini (il 20,8% ha una laurea, contro il 16,1% dei colleghi imprenditori maschi, il 46,1% un diploma superiore, mentre gli uomini si fermano al 44,7%), e una precedente esperienza lavorativa maggiormente qualificata (il 18,5% ha alle spalle un’esperienza da impiegata o quadro, contro il 14,3% degli uomini).

E’ invece più raro il caso di una precedente esperienza imprenditoriale o “in proprio”: solo il 6,9% delle donne aveva alle spalle una precedente e diversa esperienza da imprenditrice o lavoratore autonomo (15,2 la percentuale tra gli uomini), e solo il 3,5% svolgeva una libera professione (5% per gli uomini). Un altro dato interessante riguarda il trend di crescita dell’imprenditoria al femminile rispetto a quella maschile: dal 31 marzo 2013 alla stessa data del 2014, le imprese aperte da donne sono aumentate dello 0,51%, un tasso di crescita più che doppio rispetto al +0,2% registrato dal totale delle imprese.

La maggior presenza di nuove imprenditrici si riscontra nelle regioni centrali e merdionali, ecco la classifica: Molise, Basilicata, Abruzzo, Umbria. Fra le città, la regina dell’imprenditoria in rosa è Benevento, con il 30,4%, seguita da Avellino, 30,1%, Chieti, 28,5%, Frosinone, 28,4%. In coda, Trento, 17,2%, Reggio Emilia, 17,1%, Monza, 16,4%, Milano, 16,3%. In termini assoluti, però, le regioni con il maggior numero di imprese femminili restano Trentino Anto Adige, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

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I settori in cui operano la maggioranza delle imprese femminili sono commercio, agricoltura, ristorazione e alloggio. «Le donne sono un bacino potenziale di  imprenditori a cui il Paese non può rinunciare e che, anzi, deve valorizzare», commenta Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere, sottolineando la funzione dei «Comitati per l’imprenditoria femminile, all’interno delle Camere», come «centri di servizio e punti di riferimento indispensabili per le imprese femminili, per le aspiranti imprenditrici e per tutte le donne che si trovano a dovere o volere riconvertire la propria vita professionale» e ricordano che «i Comitati sono anche i terminali informativi del Governo, che li ha scelti quali presidi territoriali per promuovere la Sezione Speciale “Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari opportunità” del Fondo di Garanzia per le PMI”», strumento di politica industriale recentemente attivato in favore delle imprese guidate da donne.

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