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Rinnovabili: gli Italiani chiedono più investimenti

di Silvana Santo

Pubblicato 13 Giugno 2013
Aggiornato 23 Gennaio 2023 16:28

Gli Italiani ritengono le Rinnovabili una fonte di risparmio ed efficienza energetica su cui sono disposti a contribuire pur di goderne i benefici: ma il Paese deve incrementare gli investimenti.

Gli Italiani credono nelle Rinnovabili, perché offrono a privati e aziende la possibilità di produrre energia in modo autonomo, producendo risparmio e rendendosi indipendenti dalle fonti fossili: il 79% dei cittadini attribuisce a sole, vento, acqua e geotermia un grado di efficienza paragonabile a quello garantito delle fonti energetiche tradizionali.

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Per l’80% la tecnologia su cui conviene puntare di più è il Solare (Termico e Fotovoltaico), perchè innocuo per la salute (94%) e rispettoso per l’ambiente ed il paesaggio (92%). Seguono Eolico, familiare al 73% del campione e molto a distanza Idroelettrico (45%) e Geotermico (28%).

E’ quanto emerso dal sondaggio ISPO e commissionato dall’associazione ANIE/GIFI, che evidenzia la convinzione generale che puntare nelle Rinnovabili  rappresenti un segno di evoluzione del Paese.

Nonostante l’interesse generale non sempre si traduca in reale consapevolezza della situazione nazionale – il 61% del campione non sa di pagare in bolletta un contributo per l’investimento pubblico in energia pulita – la maggioranza ritiene giusto contribuire di tasca propria allo sviluppo delle Rinnovabili, perchè conviene all’Italia. Solo il 17% si dichiara contrario a questa forma di finanziamento.

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E tuttavia gli Italiani ritengono che il Paese promuova investimenti insufficienti sulle fonti di energia pulita, o comunque meno di altri Stati (66%). Forse anche per questo, i benefici assicurati finora dalle Rinnovabili sono ritenuti inferiori ai costi già sostenuti dalla collettività.

Allo stesso tempo si ritiene che questo trend sia destinato ad invertirsi rapidamente: il 53% degli Italiani, infatti, sostiene che nei prossimi 10 anni i benefici delle fonti pulite supereranno i costi pubblici, mentre solo per il 13% si verificherà la situazione opposta.