Risparmio PMI: un anno di PIR

di Barbara Weisz

Pubblicato 12 Febbraio 2018
Aggiornato 14 Marzo 2022 17:48

Nel primo anno di applicazione i PIR hanno raccolto investimenti per 11 miliardi di euro, risultato superiore alle previsioni: dati 2017 e obiettivi 2018.

PIR, piani individuali di risparmio pensati per avvicinare le PMI al mercato finanziario, hanno ottenuto nel primo anno di applicazione un successo superiore alle stime ministeriali. L’obiettivo era quello di raccogliere fra i 16 e i 18 miliardi di euro entro i primi cinque anni di applicazione, mentre nel solo 2017 è stata raggiunta la cifra di 11 miliardi di euro di investimenti. Secondo le stime del ministero, si prevede che nel 2018 ci saranno 50 nuove quotazioni di aziende stimolate dai PIR.

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Si tratta, lo ricordiamo, di piani di investimento a medio-lungo termine destinati a persone fisiche e agli enti previdenziali, fino a un massimo di 30mila euro all’anno e di 150mila euro in tutto, con durata minima pari a cinque anni. Il 70% delle risorse deve obbligatoriamente essere investito in strumenti finanziari emessi da imprese, e il 30% di questo 70% deve riguardare imprese non quotate. In pratica, si incentiva l’afflusso di denaro verso la finanza per le PMI.

Lo strumento, introdotto dalla finanziaria dello scorso anno, è fiscalmente incentivato con l’esclusione da tassazione se l’investimento viene tenuto per i cinque anni previsti. In caso contrario, si applica la tassazione prevista nel momento in cui si percepiscono i proventi.

I PIR, lo ricordiamo, sono stati introdotti dalla manovra 2017 (commi da 100 a 114 della legge 232/2016). Soddisfazione per il successo ottenuto da questi nuovi strumenti finanziari da parte di Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, secondo il quale:

adesso lo sforzo collettivo deve essere quello di allargare la platea dei beneficiari, per esempio facendo quotare più imprese e portando risorse alle imprese non quotate. C’è la volontà per avviare un percorso che può avere effetti notevoli di trasformazione e rafforzamento dell’industria italiana.

Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana, sottolinea a sua volta come l’introduzione dei PIR abbia contribuito all’anno positivo per i mercati azionari:

dall’aumento delle società quotate e della liquidità, alle performance degli indici rappresentativi delle PMI, al successo delle SPAC fino al consolidamento del mercato AIM Italia, i PIR hanno rappresentato un elemento decisivo favorendo la presenza di investitori domestici. Accogliamo con favore l’estensione al settore immobiliare, per il quale Borsa Italiana mette a disposizione mercati dedicati.

Il riferimento è alla norma inserita in Legge di Bilancio 2018 che estende i PIR anche al settore immobiliare, precedentemente escluso.